dallas, Texas. 22 novembre 1963. Il destino di un uomo si compie all'interno di una Lincoln Continental decapottabile di colore nero. Alle 12.30 il corteo che accompagna la visita del trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti per le strade della capitale texana svolta nella Dealey Plaza e decreta gli ultimi istanti di vita di uno dei presidenti più amati della storia d'America. Un colpo tra le grida di gioia degli spettatori. Poi ancora un altro, a distanza ravvicinata, ed il primo pomeriggio si tinge in maniera indimenticabile del rosso del sangue di un grand'uomo e del nero di una tragedia che oggi, a 54 anni di distanza, non ha saputo ricevere una risposta esauriente.

Morte in diretta, un ricordo indelebile

Centinaia di tesi, prove, insinuazioni, smentite ed un solo testo, il famoso “Rapporto Warren” stilato dopo 10 mesi di indagini portate avanti dalla commissione che porta il nome del suo presidente, Warren appunto. Era il 27 settembre 1964 quando la prima versione dei fatti, basata essenzialmente sulla raccolta delle testimonianze dei presenti e sull'analisi di un filmato girato da un cineoperatore improvvisato quel giorno, un sarto nella vita di tutti i giorni, Abraham Zapruder, venne data alle stampe e diffusa in tutta l'America ed in brevissimo tempo divenne un best seller mondiale. Il famoso filmato è stato girato dalla Grassy Knoll, una collinetta erbosa che costeggia quasi tutta Elm Street ed inquadra il corteo presidenziale dal momento in cui svolta dalla Houston Street fino al momento in cui accelera dopo gli spari.

Il rapporto parla di tre colpi esplosi dall'unica persona considerata responsabile dell'intera vicenda, Lee Harvey Oswald, che dal sesto piano del deposito di libri che si affaccia proprio sulla Elm Street avrebbe avuto la visuale perfetta per inquadrare e colpire il presidente Kennedy. Le indagini della commissione parlano di un primo colpo andato a vuoto, non appena l'auto presidenziale aveva svoltato su Elm Street, e di altri due spari successivi, a brevissima distanza l'uno dall'altro.

Il primo proiettile penetrò nella schiena di JFK per fuoriuscire dalla gola ed entrare nella schiena del governatore del Texas John Connally, davanti a lui. Lo stesso proiettile perforò il torace del governatore, gli trapassò il polso destro fratturando il radio per terminare la corsa nella sua coscia sinistra. Traiettoria improbabile tanto da meritare da subito l'appellativo di “Magic bullet”, pallottola magica che causò ben sette ferite per poi essere ritrovata perfettamente integra nonostante i frammenti siano stati ritrovati nelle ferite del governatore.

Il terzo sparo è quello che ha scioccato intere generazioni poiché immortalato chiaramente nel filmato di Zapruder, poche manciate di secondi di pellicola in cui si vede chiaramente la testa di Kennedy esplodere dopo l'impatto con la pallottola e sua moglie Jacqueline, nel suo indimenticabile tailleur rosa, che cerca un disperato aiuto nelle guardie che seguono l'auto.

Un rapporto scomodo non convince gli americani

Da quel famoso rapporto, richiesto a gran voce dal popolo, ben pochi si sono ritenuti soddisfatti, pochissimi hanno accettato la teoria della 'pallottola magica' e del 'pistolero solitario', Oswald. In un periodo, quello della guerra fredda, in cui il sospetto e l'incertezza scandiva le decisioni delle due super potenze per eccellenza, URSS e USA, un presidente ha perso la vita nella maniera peggiore, di fronte agli occhi di migliaia di persone che ancora oggi non possono dire di sapere cosa sia successo.

I risultati esposti dalla commissione Warren sono stati da subito messi in discussione tanto che nel tempo si sono succedute altre tre indagini governative ufficiali: quella condotta dal procuratore generale Clark, nel 1968, la Commissione Rockefeller, nel 1975, e la HSCA (House Select Committee on Assassinations), nel 1978. Anche se su molti punti anche le successive indagini si trovarono in accordo con la Warren, ci sono sostanziali differenze sulla teoria, negata dalla prima commissione, che non sia stato ordito nessun complotto nella vicenda. Soprattutto l'ultima commissione, la HSCA, pur essendo anch'essa criticata per le prove acustiche su cui si basava (prove che si sono poi rivelate inaffidabili), poneva importanti basi per l'ipotesi di un secondo cecchino.

Nel corso della regolare programmazione televisiva poi, interrotta per dare la tragica notizia, è possibile visionare un filmato dell'emittente ABC in cui il segretario di Kennedy, Malcolm Kildif, annuncia la morte a causa del colpo ricevuto alla testa. L'immagine sfuma poi in nero ma, avendo a disposizione il filmato intero, si può vedere lo stesso segretario che, nel momento in cui nomina il colpo fatale, indica con il dito la sua tempia destra nella parte anteriore, e non nella parte posteriore della testa, come il rapporto Warren afferma.

Più di mezzo secolo, ma la verità sembra ancora nascosta tra quella collinetta erbosa e quel deposito di libri, sepolta da ragnatele di bugie e polvere di cospirazioni che non riescono però a intaccare l'immagine di un grande presidente che ha lasciato il segno nel mondo.