Il copione è sempre lo stesso. Sembrerebbe che oggi per manifestare le proprie idee, che siano giuste o sbagliate poco importa, si debba necessariamente imbrattare muri e devastare una città. Come per l’articolo 18. Expo, riforma Gelmini o come ogni altra protesta studentesca, la sceneggiatura sia sempre la stessa e ieri mattina è andato in scena il remake di un film già visto.

I giovani di Milano scendono in piazza

In occasione della Giornata mondiale dello Studente poco meno di un migliaio di giovani hanno sfilato per le strade di Milano, per manifestare contro ‘L’alternanza scuola lavoro’ e a favore dello ‘Ius soli’.

Al grido di “Chi non salta fascis*** è” e “Lo studente paura non ha”, il corteo ha attraversato le vie del centro del capoluogo lombardo, lasciando dietro di sé devastazione e una serie di atti vandalici e momenti di tensione con gli attivisti e le forze dell’ordine.

Sembrerebbe proprio che questi giovani di sinistra non perdano mai occasione per scendere in piazza ed esprimere il loro punto di vista su varie tematiche e che si avvalgano di ogni scusa per manifestare la loro rabbia, imbrattando muri e lanciando uova. Si perché tutto sommato la legge sulla cittadinanza agli stranieri ha ben poco a che fare con l’alternanza scuola-lavoro ma, come si suol dire tutto fa brodo in una contestazione studentesca.

I manifestanti non hanno fatto differenze sui bersagli, sono infatti stati colpiti Poste, Mc Donalds, la sede della Prefettura e vari negozi di grandi catene di abbigliamento e il palazzo della Regione Lombardia. Gli attivisti sono stati respinti dagli agenti in tenuta antisommossa, nel tentativo di raggiungere la stazione centrale di Milano.

Alcuni ragazzi col volto coperto e con tute bianche e rosse hanno lanciato dei water verso la polizia, facendo degenerare la situazione. Gli attivisti hanno anche ben pensato di imbrattare con della vernice rossa il consolato della Libia e quello degli Stati Uniti.

Il messaggio della ‘Rete degli Studenti’

La ‘Rete degli Studenti di Milano’ spiega le sue ragioni, in un post su Facebook scrive: “ Nelle nostre classi ci sono molti studenti nati in Italia da genitori immigrati, ci nono anche molti migranti tra noi: non accettiamo di essere divisi tra studentesse e studenti di serie A e serie B”, si legge nel comunicato,” Il percorso è stato pianificato scegliendo i luoghi simbolici del razzismo di stato, delle deportazioni e di una alternanza che non guarda in faccia a nessuno, del diritto di cittadinanza ai migranti e i loro figli”.