È assurdo quanto successo a Torino dove quattro bambini, 3 femminucce e un maschietto, sono stati per ben quattro anni maltrattati dai genitori affinché imparassero il Corano e le usanze islamiche. È stata inferta su di loro una violenza inaudita, probabilmente degna dei campi di tortura di Guantanamo. Sono stati così terrorizzati che preferiscono morire che tornare a casa.
Il calvario dei piccoli
Il tutto è accaduto in Italia, a Torino, e non in chissà quale posto sperduto del mondo. La violenza perpetrata dai genitori, soprattutto dal padre dei bambini, è inaudita.
I figli venivano frustati con un filo elettrico sulle mani e sotto le piante dei piedi mentre erano tenuti legati a una sedia. Tenuti al buio in una stanza senza finestre e lasciati per moltissimo tempo senza cibo. I bambini sono rimasti così terrorizzati che non solo non vogliono più tornare a casa, ma addirittura preferiscono morire piuttosto che tornare dai genitori. Il calvario è durato per ben 4 anni, dal 2011 al 2015, ma solo ora è arrivata la condanna per maltrattamenti per i genitori: 3 anni e sei mesi di reclusione e una multa da 10.000 Euro per ciascun figlio.
È una decisione che lascia l'amaro in bocca a molti, effettivamente solo tre anni e mezzo per aver torturato e fatto del male a quattro bambini in modo continuativo per 4 anni sembra troppo leggera.
La famiglia, di origine egiziana, era residente a Torino quando la Procura dei minori aveva aperto un'inchiesta sul caso. Inizialmente la pena richiesta ammontava a 5 anni di prigione per l'uomo e a 3 anni e mezzo per la moglie, la donna si è resa complice delle torture in quanto, secondo quanto riferito dal PM, i bambini chiedevano aiuto alla madre: "Ti prego non dirlo a papà", ma lei informava sempre il marito e l'uomo poi li picchiava.
L'intensità delle percosse variava in base a quanto il padre giudica gravi gli errori commessi dai figli durante lo studio del Corano.
"Piuttosto che tornare a casa mi uccido"
Una delle figlie sconvolge tutti con una dichiarazione che nessuno, genitore o meno, vorrebbe mai sentire. La bambina, dopo la sentenza, ha dichiarato di non volere più tornare a casa e che preferisce uccidersi piuttosto che tornare dal padre.
È stata una delle figlie a raccontare le violenze subite a una delle sue insegnanti a scuola. Anche la madre ha avuto da dichiarare qualcosa, "Vivevamo in poco spazio...in una situazione disperata...nessuno ha mai voluto comprende le nostre difficoltà".