Il consigliere di Stato, Francesco Bellomo finisce nel mirino della Procura di Roma. Il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (Cpga) ha deciso di rimuoverlo dalla magistratura, dopo lo scandalo sessuale e di potere all’interno della scuola per futuri magistrati. Ma facciamo un passo indietro, raccontando l’intera vicenda. Sono state infatti le testate il Fatto Quotidiano e Il Mattino ad occuparsi per primi del caso. Bellomo è l'amministratore della società Diritto e Scienza che organizza anche Corsi di preparazione per i concorsi in magistratura e per l'esame di abilitazione forense e corsi di formazione in diritto amministrativo.
Una vicenda incredibile
La storia che vede come protagonista l’ex giudice pugliese ed alcune allieve ha dell’incredibile. Dalle testimonianze indirette del padre di una ex-allieva, ora ricoverata in ospedale, emergono inoltre dei dettagli raccapriccianti. L’ex magistrato ordinario faceva infatti firmare un vero e proprio contratto a coloro che vincevano la borsa di studio per l’accesso ai corsi di formazione. Il contratto prevedeva numerosi impegni dei borsisti tra cui la scrittura di articoli per la rivista Diritto e Scienza, la partecipazione a studi e convegni (e fin qui non risulta niente di strano). C’erano poi alcune clausole alquanto particolari, ovvero quelle relative a matrimonio e fidanzamento: la prima prevedeva la decadenza dalla borsa di studio in caso di matrimonio; la seconda aveva per oggetto il fidanzamento che era consentito solo se il/la fidanzato avesse, a giudizio insindacabile di Bellomo, un quoziente intellettivo superiore a un certo standard;
Sottomissione, clausola di fidanzamento e altri intollerabili obblighi
Tutto ciò risulta essere solo la punta dell’iceberg.
Le denunce di altre allieve testimoniano come Bellomo non solo ha sfruttato la sua posizione di magistrato per esercitare un abuso di potere, ma ha finito altresì per coartare le scelte personalissime e diritti inviolabili di altre persone. Da una parte infatti imponeva l’assoluta segretezza, dall’altra obbligava a rispettare un cosiddetto 'dress code' che prevedeva diversi tipi di abbigliamento dei borsisti.
Per l’abbigliamento femminile si fa menzione anche "all’uso della minigonna, indispensabile in alcune occasioni, al tipo di calze e al tipo di trucco”. Tutti coloro che si mostravano inadempienti verso tali soprusi dovevano pagare una sorta di penale di 100 mila euro. Gli uomini e le donne, in base a quanto scritto nel contratto, erano classificati in esseri superiori e inferiori.
Consigliere di Stato, un sistema di selezione anomalo basato su minigonne obbligatorie
Dopo la denuncia penale del padre dell’ex allieva e fidanzata di Bellomo, Palazzo Spada ha aperto l’istruttoria ed è stata approvata la destituzione dal suo incarico. Non resta che attendere ora il parere dell’adunanza dei consiglieri. Anche un altro magistrato, Davide Nalin, assistente di Bellomo nella Scuola dello scandalo, è finito sotto procedimento al Csm. Stando al racconto del padre della ragazza, ricoverata d’urgenza per il forte stress subito, Bellomo era solito pubblicare sulla rivista 'Diritto e scienza', storie sulle sue avventure amorose con le allieve. Venivano addirittura rivelati particolari intimi dei rapporti intercorsi che violavano la privacy delle dirette interessate.
Peggio della gogna del web insomma, perché poi tutti sapevano con chi dormiva tizio o caio, se il fidanzato o la fidanzata fosse un/a 'deficiente'.
La difesa di Bellomo
Bellomo dal canto suo si difende dicendo che si tratterebbe ‘solo di menzogne e di non poter raccontare i fatti, perché tenuto al silenzio, ma che comunque gli stessi non sono come sono stati descritti’. Intanto era proprio lui che parlava dei corsi di formazione dei futuri magistrati come addestramenti. Di certo tale sistema imperniato su anomali criteri di selezione dei borsisti stride terribilmente con l’immagine e il prestigio della magistratura e del Consiglio di Stato, che dovrebbe essere portatrice di valori quali la correttezza, l’imparzialità, la giustizia e la trasparenza.