Il denaro contante è ancora piuttosto apprezzato nell’uso comune degli italiani. La Banca Centrale Europea ha appena pubblicato uno studio, da cui emerge che il 78,8% delle transazioni avviene ancora per cash, il 19,1% con carte di diverso genere e il 2,1% con altri mezzi (bonifici, assegni).

E’ indubbiamente più comodo utilizzare il contante per piccoli acquisti quotidiani: almeno questa è la mentalità dell’italiano e di molti europei. Ma non è tutto perchè la diffusione del cash è sostenuta da preferenze e abitudini personali e dal fatto che spesso risulta essere la modalità più veloce.

Pagamenti in contanti, versamenti e prelevamenti? quali sono i limiti?

Occorre considerare che la disciplina sull’utilizzo dei pagamenti in contanti è stata interessata da importanti novità: in primis l’introduzione del divieto di pagamento in contanti per somme sopra i 3mila euro. Per importi da 3mila euro in su è infatti necessario procedere con bonifico bancario o postale, bancomat (cosiddetta carta di debito), assegno non trasferibile, carta di credito. Per quanto riguarda la disciplina dei prelevamenti e dei versamenti di denaro contante sul conto, la legge consente al Fisco- Agenzia delle Entrate riscossione di effettuare indagini bancarie sui conti correnti e, su tali dati, basare gli accertamenti fiscali e le rettifiche del reddito.

Prelievi in contanti: occorre documentare tutti i soldi spesi?

Nel dettaglio, per quanto riguarda le regole sui prelievi in contanti, esse cambiano a seconda del soggetto interessato. Gli imprenditori, non hanno l’obbligo di documentare i prelievi purché questi non siano superiori a mille euro al giorno e comunque non oltre 5mila al mese.

Dopo tale soglia scatta l’obbligo di documentare il tutto, indicando anche il soggetto beneficiario del prelievo. Per i lavoratori dipendenti e gli altri contribuenti invece i prelievi dal conto corrente sono liberi. Anche i professionisti possono effettuare prelievi senza dover tenere traccia del beneficiario delle somme.

I versamenti sul conto corrente sono liberi, anche per somme superiori a 3mila euro.

Occorre precisare però che il contribuente deve tenere nota della provenienza dei soldi per poter fornire spiegazioni all’Agenzia delle Entrate qualora lo richieda. Tutto ciò entro il 31 dicembre del 5° anno successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi. I versamenti sul conto devono quindi essere sempre giustificati, a prescindere dalla tipologia di contribuente.

La Corte Costituzionale sul punto per la categoria dei professionisti ha infatti escluso le indagini solo per quanto riguarda i prelievi in conto corrente e non anche per i versamenti. In conclusione quindi per un prelievo in contanti non si è legati al l’obbligo di documentare tutti i soldi spesi.