"Mi hanno rapita, aiutami". La sua salvezza è stato lo smartphone che aveva con sé e l'applicazione più diffusa al mondo, WhatsApp, che le ha permesso di lanciare l'sos al telefono di un'amica. Arriva da Asti la drammatica storia di una donna di 30 anni, violentata e picchiata per 24 ore, le più sconvolgenti e atroci della sua vita, dopo essere stata rapita da due tunisini, entrambi clandestini, e tenuta in ostaggio nello scantinato di un condominio da anni occupato da abusivi ed irregolari.
Legata con il cavo di un caricabatteria
E' stata rapita e sequestrata lo scorso 7 dicembre da due tunisini.
L'hanno prelevata dalla sua abitazione di Asti e portata in un seminterrato di corso Casale, sempre nella città piemontese, dove i due vivevano in condizioni di degrado in un edificio occupato abusivamente anche da altre persone, perlopiù stranieri irregolari. I due sequestratori hanno legato la donna, madre di due bambini e separata da poco, ad una branda utilizzando il cavo di un caricabatteria per immobilizzarla. Quindi è stata picchiata e violentata ripetutamente. Un trattamento che è continuato per tutto il tempo in cui è rimasta ostaggio dei due criminali e cioè fino alla sera del giorno dopo. Uno scenario allucinante senza alcuna via d'uscita, se non fosse che la donna rimasta in possesso del suo smartphone, nascosto nella tasca dei pantaloni e per fortuna carico, è riuscita a restare calma.
E approfittando di un momento di distrazione dei suoi aguzzini, con la scusa di andare in bagno, ha inviato più messaggi di richiesta d'aiuto ad un'amica che ha subito chiamato la polizia. Contemporaneamente, anche il padre della donna, allertato dalla sua improvvisa e inspiegabile sparizione, ne aveva denunciato la scomparsa.
Irruzione della polizia
Gli agenti, seguendo le indicazioni che la vittima aveva dato tramite WhatsApp all'amica, hanno individuato il luogo dove era reclusa e l'hanno salvata. Al momento dell'irruzione nello scantinato, i due nordafricani erano seduti su un divano a guardare la tv, bevendo e fumando, mentre un terzo era a letto con la donna che intanto era stata slegata.
La vittima aveva segni di legature sui polsi, il naso fratturato ed altre lesioni sul corpo a seguito dele ripetute violenze sessuali. Era stata picchiata anche con un vaso quando aveva provato a ribellarsi. Sotto choc è stata portata con l'ambulanza del 118 all'ospedale per le cure del caso. Una vita difficile, un passato da tossicodipendente, la donna era tornata ad Asti dopo la separazione dal marito in cerca di una normalità.
Sequestratori con precedenti
Agli inquirenti ha detto che il tunisino che l'ha ripetutamente violentata lo conosceva, ma aveva rifiutato più volte i suoi approcci. Proprio il suo passato da tossicodipendente spiegherebbe i fatti accaduti: i magrebini, tutti clandestini, hanno numerosi precedenti per spaccio di droga e la vittima probabilmente li aveva frequentati in precedenza per comprare le dosi.
Dei tre trovati dagli agenti al momento dell'irruzione nel seminterrato, i due che l'hanno rapita sono stati arrestati per sequestro di persona, violenza sessuale e lesioni. Il terzo complice, invece, accertato un minore coinvolgimento nei fatti, è stato denunciato a piede libero per sequestro di persona e inosservanza delle normative sul soggiorno degli stranieri nel territorio dello Stato Italiano.