Un "dottor morte" tra le mura domestiche. Si è occupato "personalmente", e lo ha sottolineato più volte, di contaminare le pietanze con il tallio con cui, come in un giallo alla Agatha Christie, ha avvelenato i suoi familiari, uccidendone tre e mandandone all'ospedale altri 5. Oggi per il 27enne Mattia Del Zotto è stato il giorno dell'incontro viso a viso con il gip Federica Centonze, nel carcere di Monza dove è recluso, per il momento in isolamento, con l'accusa del triplice omicidio dei nonni e della zia e del tentato omicidio di altri 5 familiari, compresa una badante.

Contrariamente ai suoi proclami dei giorni scorsi, ha abbandonato la strategia del silenzio e non si è sottratto al fuoco di fila delle domande del giudice.

A tu per tu con il giudice

Iniziato alle 10 nel carcere di Monza, l'interrogatorio di garanzia alla presenza anche di Silvia Letterio, difensore di Del Zotto nominato d'ufficio, è durato un paio d'ore. A tu per tu con il giudice che ha emesso l'ordine di custodia cautelare in carcere, esistendo il pericolo che potesse reiterare il reato avendo a disposizione altre 5 boccette del solfato di tallio rispetto alle 6 comprate. La misura è stata eseguita dai carabinieri al termine di due mesi di indagine. L'avvelenatore è stato "loquace", a dispetto dele dichiarazione fatte al momento dell'arresto, di non voler collaborare con le istituzioni.

Il gip gli ha contestato anche l'aggravante della premeditazione. "Sono stato io a mettere il tallio", ha detto al gip, spiegando che il piano di avvelenare i parenti con il veleno è opera sua e solo sua, che ha "personalmente" contaminato alimenti che sapeva d'uso dei parenti, facilitato dal fatto che i Del Zotto abitavano tutti in una grande villa divisa in 4 appartamenti a Nova Milanese (Monza).

Piuttosto ripetitiva è stata invece la spiegazione del movente: voleva colpire persone impure che non considerava neanche parenti. Refrain ormai noto che non chiarisce i termini del suo agire. Forse in questo si mantiene fedele a quanto annunciato ai carabinieri al momento dell'arresto: "Non saprete mai perché l'ho fatto". Il difensore d'ufficio, ha chiesto per il suo assistito una perizia psichiatrica.

Sorvegliato a vista

Del Zotto, dal suo ingresso nel carcere di Monza, è guardato a vista dagli agenti di polizia carceraria 24 ore su 24, ed è tenuto sotto osservazione anche da psicologi e psichiatri del penitenziario per poter valutare il suo stato mentale. In cella d'isolamento e senza tv, ha chiesto libri. Voleva testi sull'ebraismo per studiare e proseguire il suo percorso spirituale iniziato tre anni fa, ma nella biblioteca del carcere non ce ne erano, e gli è stata data la Bibbia che sta leggendo. Il tallio con cui ha ucciso i nonni paterni e la zia, dopo aver cercato di comprarlo presso 6 diverse ditte, l'aveva acquistato in un'azienda nel padovano da cui, singolarmente, si era rifornito Andrea Magnani, complice della coppia Martina Levato-Alexander Boettcher, ma in quel caso di acido.

UIlteriori indagini

Intanto le indagini proseguono per trovare ulteriori elementi di prova. Esperti informatici dell'Arma stanno continuando ad analizzare i due pc e lo smartphone sequestrati a Del Zotto, unica sua finestra sul mondo da quando da un paio di anni si era "recluso" nella sua stanza. Si cercano informazioni che conferminino l'ipotesi di un piano premeditato da parte dell'avvelenatore per sterminare l'intera famiglia. Sono anche al vaglio degli inquirenti altri campioni di cibo sequestrati nelle abitazioni delle vittime. Per il momento il tallio è stato trovato solo nella tisana a casa dei nonni materni: Cristina la madre di Mattia, l'aveva portata agli anziani genitori, da metà novembre ancora in ospedale.