Un ragioniere precario che diventa uno scaltro avvelenatore, spinto da odio familiare, certo di compiere il delitto perfetto, proprio come in un giallo alla Agatha Christie. La svolta nella vicenda della famiglia di Nova Milanese (Monza) avvelenata dal tallio, è arrivata stamattina. Nella grande villa di famiglia, è stato arrestato Mattia Del Zotto, 27 anni, ritenuto responsabile del triplice omicidio della zia Patrizia, 63 anni, morta per prima, e dei nonni Giovanni Battista, 94 anni e Gioia Maria, 91. A ucciderli era stato l'avvelenamento provocato dal pericolosissimo metallo.
Altre cinque persone della famiglia, i nonni materni, il marito della zia deceduta, un’altra zia e la badante dei nonni paterni, per lo stesso motivo sono state ricoverate in gravi condizioni in ospedale. Solo il padre dell'arrestato, Domenico Del Zotto e la madre, Cristina Palma, sono gli unici scampati all'avvelenamento. Il fondamentale tassello risolve il mistero che per due mesi ha fatto arrovellare gli inquirenti. Le accuse nei confronti di Mattia, sono di omicidio volontario e tentato omicidio. I carabinieri e la procura di Monza sono certi di aver preso l'assassino.
L'arresto del nipote
La prima vera svolta nelle indagini c'era stata due giorni fa, quando i carabinieri avevano comunicato che il tallio che aveva avvelenato i tre componenti della famiglia Del Zotto e mandato in ospedale altri 5 familiari, era in una terrina trovata in casa della famiglia Palma, anziani ultraottantenni imparentati con i Del Zotto: sono i nonni materni di Mattia.
Il veleno era mescolato alle erbe di una tisana preparata in casa. Oggi quest'arresto, su disposizione del gip del tribunale di Monza, chiude il cerchio delle indagini: mancava all'appello solo l'avvelenatore.
Scaltra premeditazione
Un piano criminale all'insegna dell'assoluta scaltrezza, quello posto in essere dall'omicida di Nova Milanese per la scelta di uccidere usando questo metallo, come i servizi segreti utilizzavano il polonio.
Non a caso chiamato "veleno degli avvelenatori" per la sua difficile tracciabilità, è protagonista di un romanzo di Agatha Christie, "Un cavallo per la strega" dove l'assassino commette il delitto perfetto, utilizzandolo come arma dei suoi crimini verso persone che sembrano morte in apparenza per cause naturali. Ora forse l'avvelenatore non avrà letto il romanzo della famosa giallista, ma di sicuro ha studiato e fatto ricerche su Internet.
Il suo è stato un piano premeditato. E proprio i movimenti on line di Mattia Del Zotto sarebbero la prova schiacciante: gli inquirenti hanno trovato la ricevuta di un acquisto di solfato di tallio, utilizzato come topicida fino a poco tempo fa, fatto dall'arrestato su Internet da una ditta del padovano. All'inizio si era ipotizzato di tutto: che la famiglia fosse stata avvelenata dagli escrementi di piccione che contengono tallio, presenti nel fienile della casa delle vacanze in Friuli. O che il veleno fosse contenuto nelle patate di un puré, nell'acqua di un pozzo, nelle verdure di un campo, o fosse stato inalato da un vecchio topicida. Finché le indagini sono arrivate alla soluzione di un rompicapo.
Movente
Follia paranoica o eredità: quale il movente? L'arrestato è in Questura in attesa di essere interrogato. "E' come se la pioggia cadesse all'incontrario", aveva detto ieri suo padre Domenico, non riuscendo a credere all'ipotesi che il figlio avesse deciso di sterminare l'intera famiglia. Si sono salvati i nonni materni, a cui è stato trovata la tisana in casa, mentre sono stati uccisi i nonni paterni, il capostipite della famiglia, la zia che era allergica ai metalli da piccola. Schivo, riservato, disoccupato, il ragioniere forse aveva accumulato un odio assoluto verso i parenti "serpenti". Figure cruciali nell'asse ereditario che forse intralciavano, non solo simbolicamente, i suoi piani.