Una storia che potrebbe sembrare davvero incredibile ed inventata, ma che invece è reale in tutte le sue sfaccettature. Ci troviamo a Susa, un comune piemontese che conta circa seimila abitanti in provincia di Torino, dove una commessa di un supermercato della zona è stata trasferita ad oltre cento chilometri di distanza da casa propria per aver rifiutato di lavorare durante una giornata festiva. La donna, quarantenne e con due figli piccolo a carico, era impiegata nel reparto ortofrutta di uno dei supermercati alimentari a marchio Eurospin e da contratto poteva rifiutare di lavorare durante i giorni evidenziati in rosso sul calendario (quindi durante i giorni festivi), ma la sua scelta evidentemente non è piaciuta minimamente ai suoi superiori che hanno ideato una trovata "geniale", o per meglio dire "diabolica", per costringere la donna ad abbandonare il proprio posto di lavoro.

Un contratto che è stato abbandonato solo da qualche anno, ma lei che come molte altre lavora per l'azienda da oltre dodici anni, può tranquillamente sottostare al contratto vecchio che permetteva ai dipendenti di lavorare solamente dal lunedì al sabato e dava loro la possibilità di riposare durante le domeniche ed i giorni festivi.

La vicenda, la donna viene colta da malore

Appena dieci giorni prima della vigilia di Natale, alla donna viene chiesto se le era possibile recarsi a lavoro giorno 31 dicembre e la commessa, così come altre sue colleghe assunte con il vecchio ordinamento, decide di rifiutare la richiesta per poter passare un po' di tempo con la propria famiglia. Nessun richiamo istantaneo da parte dell'azienda, se non fosse che il giorno successivo l'Eurospin stesso le avrebbe comunicato che dal lunedì successivo il suo turno di lavoro sarebbe stato spostato in un altro paese piemontese.

"Ho ricevuto la comunicazione scritta il giorno dopo al mio rifiuto e mi è stato detto che sarei stata trasferita temporaneamente alla sede di un paesino che dista circa 100km da casa mia", queste le parole della donna che ha deciso di recarsi subito al sindacato per denunciare quanto accaduto. Dalle comunicazioni della donna, e dai referti medici rinvenuti, la commessa sarebbe stata colta da un malore dovuto al forte stress subito a causa di quell'accanimento nei suoi confronti.

Il suo contratto, inoltre, prevedeva che la donna avrebbe dovuto lavorare nelle sedi vicine al proprio comune di residenza, motivo per cui ha considerato un'ingiustizia bella e buona la vicenda che le era accaduta. L'assessore regionale è stato informato di quanto accaduto e dalla Cisl sono già arrivate le prime risposte di solidarietà verso la donna, costretta a lavorare con l'ansia di una "dittatura" nell'ambito lavorativo.