L’Italia ci prova. Anzi, ci riprova. Ieri Guido Rasi, direttore dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ha dichiarato che i lavori previsti per la costruzione della nuova sede ad Amsterdam sono in marcato ritardo e che l’edificio definitivo per tutto il personale non sarà pronto per la data prevista, quella del 30 marzo 2019, la stessa della Brexit. Lo scorso novembre l’Olanda era stata preferita all’Italia, che aveva candidato la città di Milano, dalla Commissione europea ma quella decisione è ora messa in serio dubbio: Amsterdam ha infatti proposto una soluzione alternativa, che prevede il trasferimento in edifici temporanei, giudicata però insufficiente dalla stessa Ema.
“Si tratterebbe di un doppio trasferimento – ha affermato Guido Rasi – che ci costringerebbe a investire più risorse, oltre a prolungare la pianificazione della continuità operativa e di conseguenza richiederebbe più tempo per tornare alle normali operazioni. Inoltre, gli edifici scelti non sono ottimali, avremmo a disposizione spazi dimezzati rispetto all’attuale sede di Londra”. Il nuovo palazzo di Amsterdam non sarà pronto prima del 2020.
Ema: Milano “condannata” da un sorteggio
Solo un sorteggio tra due buste aveva “sottratto” la sede dell’Agenzia del farmaco a Milano: alla terza votazione svolta dalla Commissione europea, il capoluogo lombardo aveva ottenuto 13 voti, gli stessi dell’unica rivale rimasta, Amsterdam, a causa dell’astensione della Slovacchia, dopo l’esclusione definitiva di Bratislava.
In seguito all’impasse, non restava che il sorteggio tra le ultime due candidate e la sorte aveva preferito la città olandese. Una vera e propria beffa, anche perché Milano era sempre stata in testa nelle preferenze dopo le prime due votazioni e nei giorni successivi divamparono feroci polemiche, soprattutto contro il governo italiano e il sindaco di Milano, Beppe Sala, giudicati non all’altezza della situazione per non aver saputo far convergere voti sufficienti verso la candidatura italiana.
Ema: il governo Gentiloni ha deciso di presentare ricorso
Ma dopo l’annuncio di ieri del direttore dell’Agenzia, per Milano e per l’Italia sembra riaccendersi la speranza. Proprio oggi il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha annunciato che saranno intraprese “tutte le opportune iniziative presso la Commissione europea e le istituzioni comunitarie competenti” perché sia valutata l’ipotesi di riconsiderare l’assegnazione della sede ad Amsterdam.
Già ieri il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, aveva proposto la via del ricorso e oggi si è aggiunta la voce del sindaco di Milano. “Ho chiamato Gentiloni – ha affermato Beppe Sala – gli ho detto che è il momento di essere decisi e aggressivi, almeno ci dobbiamo provare, anche se le possibilità sono minime”.
In serata è stato chiarito che l’Avvocatura di Stato presenterà un ricorso presso la Corte di giustizia europea, chiedendo di verificare se l’assegnazione della sede Ema ad Amsterdam possa essere considerata viziata da informazioni incomplete sulla sede stessa. I tempi per l’esito del ricorso non dovrebbero essere lunghi.
Ema: nessun commento da Bruxelles
Dall’Unione europea nessun commento in merito alla vicenda.
La portavoce della Commissione, Margaritis Schinas, ha dichiarato che la decisione di assegnare la sede Ema ad Amsterdam è stata presa “dai 27 Stati membri e non abbiamo niente da dire”, aggiungendo che “è stata fatta un’analisi legale di tutte le offerte ricevute, in piena trasparenza. Non sono state fatte graduatorie e neppure shortlist, la valutazione è stata fatta sulla base di criteri decisi preventivamente. Nessuno ha messo in dubbio la decisione presa”.
Sul Pirellone compare la scritta “Ema a Milano”
Nella serata di oggi sul grattacielo Pirelli a Milano, a tutti i milanesi noto come il Pirellone, è comparsa la scritta “Ema a Milano”. Roberto Maroni ha diffuso la fotografia sul suo profilo Twitter commentando: “Se Amsterdam non è in grado di dare una sede adeguata all’Agenzia del Farmaco, Milano c’è. Il Pirellone è pronto e disponibile".