Proprio in un momento in cui i rimedi naturali e i consigli per una vita sana sono diventati un vero e proprio trend oltre che le basi di una nuova presa di coscienza sul benessere, ecco che la professione storica dell’erborista, per effetto di un decreto presentato dopo Natale, rischia di scomparire, mettendo a repentaglio professionisti, operatori del settore, aziende correlate e perfino corsi di laurea.

Il decreto, varato tra Natale e Capodanno, risponde all’intenzione del Governo di liberalizzare la coltivazione, la raccolta e il commercio delle cosiddette piante officinali ma, nel testo presentato dai ministri, la figura dell’erborista non appare mai e nemmeno viene citata, così come viene evidenziato che coltivazione, raccolta e lavorazione delle piante medicinali e aromatiche, nonché dei funghi e delle alghe, sono da considerarsi vere e proprie attività agricole.

Hashtag #salvalerborista

La notizia non ha mancato di destare grande preoccupazione per tutte le realtà coinvolte, dalle 5 mila erboristerie esistenti in Italia alle circa mille aziende italiane specializzate nella lavorazione e nel commercio delle piante officinali, attività che potranno essere direttamente svolte, stando al decreto, nelle attività agricole, fino ad arrivare a tutti gli studenti iscritti ai corsi di laurea in scienze e tecniche erboristiche che, improvvisamente, si troverebbero appartenenti a una categoria inesistente. L’appello lanciato al Governo da Angelo di Muzio, presidente nazionale della Federazione erboristi italiani, è quello di ritirare il decreto in questione che risulta a solo beneficio degli agricoltori e a totale danno degli erboristi; nel contempo studenti del corso di laurea in scienze e tecniche erboristiche nonché gli stessi erboristi, si sono invece mobilitati per raccogliere firme per la petizione da presentare al Governo attraverso l'Hashtag sui social #salvalerborista.

Cosa dice la legge del 1931

La legge del 1931 che rischia di essere abrogata totalmente, è quella su cui si basa tutta la figura professionale dell’erborista e nella quale la stessa viene legalmente riconosciuta; il rischio che si corre, afferma Di Muzio, è la despecializzazione del settore erboristico italiano e l’ingresso sul mercato di operatori non qualificati con conseguente impatto negativo sulle attività e sulla salute stessa dei consumatori.

La richiesta fatta dalla categoria è già on line, non resta quindi che attendere con preoccupazione la risposta del Governo che tutti auspicano non tardi ad arrivare, al fine di conoscere il futuro di una delle più antiche professioni italiane.