Sono rimasti soli, i Curdi, a proteggere la città di Afrin, nel nord della Siria, dall'attacco lanciato dalla Turchia a cominciare da sabato scorso. L'Osservatorio Siriano per i diritti umani stima che, da sabato, siano morti 48 "ribelli" appoggiati dalla Turchia e 42 soldati dell'Ypg, la sigla che indica le "Unità di Protezione del Popolo" curde.

La storia è sempre la stessa: Ankara accusa le milizie dell'Ypg, che si sono fatte conoscere dal mondo per l'eroica difesa di Kobane contro l'Isis, di essere un tutt'uno con il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, una forza autonomista attiva nell'est della Turchia che combatte per l'indipendenza del Kurdistan, nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali di Stati Uniti e Turchia.

Il casus belli, in questo caso, l'hanno fornito gli Usa, con l'annuncio, a metà gennaio, di voler appoggiare una milizia a guida curda per rafforzare il confine siriano.

La Turchia si è opposta sin da subito alla volontà statunitense, chiamando le ipotetiche milizie per rafforzare il confine "esercito del terrore". Il presidente turco Erdogan si oppone infatti a ogni concessione fatta ai curdi, sostenendo che il loro vero obiettivo fine sia la creazione di uno stato, il Kurdistan, che includerebbe anche parte della Turchia orientale. Per il governo turco, quindi, i curdi costituiscono una minaccia all'integrità territoriale. Gli Stati Uniti, al momento, non sembrano voler peggiorare i rapporti già traballanti con Ankara, che fa parte della Nato e ha il secondo maggior esercito dell'alleanza.

In un comunicato rilasciato mercoledì, la Casa Bianca si è limitata a chiedere alla Turchia di "disinnescare" le operazioni militari ad Afrin.

L'appello (inascoltato) a Damasco

Per questo le autorità curde hanno fatto appello direttamente al governo siriano di Bashar al-Assad: "l'obiettivo di questa aggressione - hanno detto - è tagliare parte del territorio siriano, tramite l'occupazione di Afrin".

L'operazione militare turca "minaccia la Siria, la sicurezza e la vita della popolazione civile residente nell'area. Chiediamo allo stato siriano di far valere la propria sovranità su Afrin e proteggere il confine con la Turchia dagli attacchi degli invasori turchi". Nonostante l'appello in nome dell'integrità nazionale, però, al momento da Damasco non è arrivata alcuna risposta.

Secondo alcuni analisti, Assad non può permettersi di mettersi in rotta di collisione con la Russia di Putin, che con il suo intervento in Siria gli ha consentito di rimanere al potere, e che in questo momento è in buoni rapporti con la Turchia di Erdogan ed è interessato a mantenerli. C'è chi si spinge a sostenere che Putin stia puntando a far uscire la Turchia dalla Nato, sfruttando le recenti tensioni con gli americani.