Sarebbero state non solo le scimmie a essere sottoposte ai test di nocività degli scarichi delle autovetture, bensì anche esseri umani, una precisazione che amplifica, se mai ve ne fosse stato bisogno, il clamoroso scandalo che è scoppiato dopo le rivelazioni di una inchiesta apparsa sul New York Times e in seguito sulla testata tedesca Bild.

Coinvolti, secondo le fonti, nomi altisonanti come Volkswagen, che avrebbe già chiesto scusa ammettendo la veridicità dei fatti, BMW e Daimler; gli eventi sarebbero accaduti nel maggio del 2015 quando 10 esemplari di scimmie giavanesi sono state rinchiuse in una apposita vetrina del laboratorio di Albuquerque, in New Mexico, e sottoposte all’emissione di gas di scarico per un periodo di circa 4 ore, mentre una tv proiettava cartoni animati probabilmente come effetto distraente.

Le scimmie sarebbero sopravvissute al test, ma come e con che conseguenze sono dati ancora non resi noti, come sottolinea il dossier pubblicato dal New York Times.

Anche esseri umani tra le cavie

Secondo quanto riferito da alcuni media tedeschi, anche gli uomini sarebbero stati utilizzati come cavie durante i test di studio sulla tossicità dei gas di scarico, mediante l’inalazione di ossido di azoto per diverse ore e in diverse concentrazioni; a dispetto dell’assurdità della notizia, sarebbero 25 le cavie umane sottoposte a esperimenti e a successivi controlli presso la clinica dell’Università di Aquisgrana.

Tutti gli esperimenti, sempre secondo i media, sarebbero frutto di uno studio promosso dalla Società di Ricerca europea per l’Ambiente e la Salute dei Trasporti fondata dalle maggiori case automobilistiche tedesche, Volkswagen, BMW e Daimler, già nel 2007.

All’epoca, la società di ricerca promosse lo studio degli effetti dell’ossido d’azoto sulle scimmie, avanzando nel 2013 la possibilità di effettuare analoghi esperimenti sugli esseri umani; la richiesta venne respinta dallo stesso direttore generale della fondazione Michael Spalleck.

Le risposte delle case automobilistiche

Se da un lato BMW e Daimler prendono le distanze dalle clamorose notizie, definendo la natura degli esperimenti superflua e ripugnante, la Volkswagen ha chiesto scusa per aver condotto i test, pur precisando l’estraneità da ogni forma di tortura animale e asserendo che il metodo scientifico utilizzato sia stato un errore.

Insomma, non vi è tregua per i grandi nomi tedeschi dell’automobile che, in passato, erano stati già coinvolti nello scandalo delle manomissioni dei dati sulle emissioni dei gas, evento che procurò la condanna dell’allora ingegnere Volkswagen a 40 mesi di carcere negli USA. Ma ora qui il discorso è diverso, si tratterà di dimostrare effettivamente l’estraneità dei fatti agli esperimenti e, nel caso, di giustificarne i presupposti.