Una sentenza della Corte Europea dei diritti umani ha condannato la Lituania per avere sanzionato un’azienda che ha utilizzato immagini di Gesù e della Madonna per pubblicizzare dei jeans. In una delle immagini si vede un giovane con i capelli lunghi, la barba e un’aureola sulla testa con sotto la scritta: Jesus what a jeans! Che tradotto significa Gesù, che pantaloni! L’altra immagine incriminata ritrae il solito giovane con i jeans, torso nudo e tatuaggi, sdraiato in una posa simile a quella della statua Pietà di Michelangelo con una donna alle spalle vestita di bianco con l’aureola in testa e la scritta sotto: Jesus Mary what a style!

Che vuole dire Cara Maria che stile!

Gesù, che pantaloni!

Scomodare il Padreterno per pubblicizzare jeans non è vietato, questo è quanto ha stabilito la Corte Europea dei diritti umani, sentenziando che le immagini non sono né profane, né gratuitamente offensive e non incitano all’odio, pertanto non si possono considerare un attacco alla religione cristiana. La Corte di Strasburgo ha dunque dato torto alle autorità di Vilnius dopo che erano state allertate da qualche centinaio di persone offese dall’uso di simboli religiosi per la pubblicità. Le autorità hanno multato l’azienda che ha divulgato le immagini con gli slogan sia su Internet che sulle riviste e nei cartelloni pubblicitari, come si può leggere sull’edizione odierna del quotidiano Il Tirreno.

La sentenza della Corte sta sollevando moltissime polemiche soprattutto nella cattolicissima Italia, anche perché le autorità lituane hanno motivato la decisione di sanzionare l’azienda di abbigliamento sostenendo che la pubblicità promuoveva uno stile di vita non compatibile con i principi di una persona devota alla religione cristiana.

In realtà si è trattato solamente di un gruppo di cattolici che non hanno specificato in quale modo tali immagini e slogan incoraggiassero uno stile di vita diverso da quello stabilito dai principi religiosi.

Madonna, che stile!

La sentenza è destinata a far chiacchierare parecchio e alcune autorità sono già scese in campo contestando la decisione della Corte, come lo scrittore gesuita Francesco Occhetta, che ha fatto sapere che secondo lui la decisione di Strasburgo tradisce il principio di laicità fondato sul rispetto della fede religiosa e della libertà.

Lo scrittore di Civiltà Cattolica è d’accordo con le autorità lituane che hanno multato l’azienda, polemizza sulla sentenza della Corte Europea dei diritti umani e molti cattolici sono d’accordo con lui. Sembra di tornare indietro agli anni '70 quando la ditta Jesus fece scalpore con la pubblicità di jeans e lo slogan Chi mi ama mi segua. Concludendo, è tutta pubblicità indiretta a favore dell’azienda di abbigliamento lituana.