Muoveva gli occhi intensi e nulla più. Non ha mai potuto abbracciare la sua mamma e il suo papà o far loro una carezza perché il destino su questa terra le aveva assegnato un ruolo da statua. Era infatti conosciuta con l'espressione 'bambina di pietra' a causa di una malattia genetica rara e misteriosa, un male senza nome che le calcificava le articolazioni, e da otto anni l'aveva costretta in un corpo rigido come un'armatura. Ieri, nel giorno che celebra l'amore, è morta per un arresto cardiocircolatorio Beatrice Naso, la piccola torinese che ha commosso l'Italia.

Negli ultimi giorni le sue condizioni si erano aggravate, le crisi respiratorie erano più forti che mai, ed era ricoverata nel reparto di rianimazione dell'ospedale Regina Margherita di Torino. Un destino doppiamente tragico il suo. Restare in quella corazza, era diventato ancora più atroce da quando lo scorso 6 agosto, a soli 35 anni, la sua coraggiosa mamma, Stefania Fiorentino, è morta stroncata da un tumore.

L'annuncio di zia Sara

Ad annunciare la morte della piccola Bea è stata ieri la zia Sara, sorella della mamma sulla pagina Facebook 'Il mondo di bea', una onlus voluta dai genitori per la ricerca sulle patologie dei bambini, e che in questi anni ha calamitato almeno 200mila persone che hanno seguito e supportato la sua storia.

Papà Alessandro le ha dedicato un post struggente: "Con te è volata via una parte di me, ti porterò sempre nel cuore. Ti amo bambina mia, il tuo papà". Ora sulle pagine social si rincorrono i commiati e le dediche di chi ha conosciuto la bimba anche solo a distanza, come di chi l'ha assistita. C'è chi prega che sia finalmente libera dalle catene della malattia e possa abbracciare la sua mamma volata in cielo ad agosto.

Una mamma che oltre a combattere alla malattia della sua bambina, ha dovuto trascorrere gli ultimi tre anni delia sua vita a vedersela con un cancro che alla fine l'ha stroncata, ma senza mai perdere coraggio e speranza.

Una malattia senza nome

I genitori hanno scoperto la malattia al settimo mese di vita della piccola Bea. Dopo i primi due mesi di vita sembrava solo un po' più rigida degli altri bambini e non riusciva ad aprire bene le manine, ma gli esami non avevano rivelato nulla di anomalo.

Poi a sette mesi la scoperta quando dopo il bagnetto le si è rotto un polso: in ospedale, alla prima lastra total-body, si sono accorti di strane calcificazioni articolari. La malattia che finora non ha trovato neanche un nome e non ha una cura non le consentiva di fare le cose più ordinarie: deglutire, lavarsi il viso, sedersi, sbattere le palpebre, voltare la testa, aprire la bocca, sorridere, urlare. Ormai non riusciva più a respirare autonomamente e aveva la sua stanza personale al quarto piano del Regina Margherita di Torino per le cure. La mamma era consapevole che prima o poi Bea si sarebbe irrigidita completamente e i polmoni si sarebbero bloccati. "Abbiamo elaborato la malattia, elaboriamo ogni giorno l’attesa della fine, che credetemi è molto più difficile che elaborare la fine stessa", aveva scritto la zia Sara.

Eppure la sua meravigliosa famiglia l'ha assistita con amore immenso. E la patologia di Bea ha permesso di occuparsi attraverso la onlus creata dai suoi genitori delle malattie rare che colpiscono i bambini.

L'addio di Emma Marone e di Ermal Meta

A Bea, che amava la musica, è andato l'addio commosso dei suoi cantanti preferiti che l'hanno conosciuta. Ermal Meta vincitore del Festival di Sanremo, ha scritto in un post: "Da oggi la piccola Bea è una stella. È stato bello conoscerti. Emanavi più vita di molti altri che della vita non si accorgono". Ed Emma Marone: "Fai buon viaggio mia piccola Bea. Zia Emma non ti scorderà mai! Grazie per tutto l'amore che mi hai trasmesso".