E' passato meno di un anno dal presunto attacco chimico che colpì Khan Sheikun in provincia di Idib, che causò la morte di un centinaio di civili. A seguito di esso non si fece attendere la risposta di Trump, che identificò sbrigativamente in Assad il mandante e colpì a sua volta una base siriana, nemmeno 24 ore dopo. Con la sua reazione, Trump contribuì ad accrescere la tensione nei confronti della Russia, storico alleato di Assad.

Un disastro umanitario

In questo intreccio di prassi politiche, si decidono tregue, come quella richiesta dall'Onu in questi giorni per la Siria, una richiesta che è stata rallentata proprio dalla Russia.

Da un po' di giorni a questa parte la stampa occidentale ripunta i riflettori sulla Siria: ne emerge che nella Ghouta orientale i civili muoiono e chi si trova lì, perché intento ad aiutare gli altri, vede crollare attorno a sé i reparti ospedalieri e denuncia la situazione come un "massacro umanitario". Sul sito delle Iene è stato pubblicato qualche giorno fa l'appello di Emad che incita a ricordare la Siria al mondo. Le Iene utilizzano lo stesso appello di Emad: "Fatelo girare e fatelo vedere a più persone possibile, perché il mondo deve ricordarsi della Siria".

Emad

A renderci partecipe dello stato di emergenza, questa volta non è l'osservatorio dei diritti umani, testimone ricorrente di questo assedio, che nella Ghuta orientale dura da circa 5 anni ormai, ma Emad, che si trova a Douma, a due passi della capitale della Siria, Damasco.

E' lì con l'associazione con cui lavora per aiutare bambini, disabili e persone in difficoltà. Emad intorno vede tutto crollare, l'ospedale è mezzo distrutto, famiglie intere sono sotto le macerie, in uno scenario che non potrebbe essere meglio descritto dalla frase usata da lui stesso: "Qui è un massacro umanitario". Nonostante la tragicità della condizione a cui la guerra ha sottoposto la città, Emad è riuscito a mandare un video messaggio alle Iene, mostrandoci le immagini della guerra.

Un conflitto, i cui bombardamenti hanno fatto solo recentemente 500 vittime di civili, di cui 123 sono bambini. Nel video che ci mostra Emad, i rumori dei bombardamenti fanno da sottofondo al suo racconto e fanno da eco alla sua disperazione, quando dice "per favore aiutateci". Ma non c'è solo disperazione in Emad, c'è anche coraggio, quello di una persona che cerca di mediare al meglio la situazione tra il resto del mondo e l'area in cui si trova, che l'umanità ha destinato momentaneamente alla distruzione.

Come si capisce dalle immagini del video che ci mostra, nel quale cerca di dare anche alcune indicazioni precise del posto in cui si trova, cioè nel bel mezzo della guerra: "Qui è un reparto, un reparto per disabili, che serviva più di 800 persone disabili della città" dice e annuncia che "stanno bombardando i civili qua in Siria".