Il caso di ieri in Florida è l'ennesimo atto contro la Scuola, ma in questo caso non siamo davanti a terrorismo Isis, a un folle, o a un gesto 'politico'. Sembra infatti che Nikolas Cruz, l'autore della sparatoria ingaggiata fuori e dentro la sua stessa scuola, abbia avuto un motivo quantomeno 'debole' per giustificare la strage che ha fatto. Ovvero, la sua precedente espulsione.
Sparatoria alla Douglas High School
Nikolas Cruz, mercoledì 14 febbraio intorno alle 14.40 locali, si sarebbe avvicinato alla Douglas High School, scuola dalla quale sarebbe stato precedentemente espulso, armato di un fucile e un caricatore.
Avrebbe sparato contro alunni e adulti che si trovavano all'esterno e poi a quanti ha incontrato all'interno: per un totale di almeno 15 morti. Poi si sarebbe allontanato mischiandosi alla folla e sarebbe stato arrestato un'ora dopo in Coral Springs, a un paio di miglia dal luogo della sparatoria. Non è ancora chiaro il movente, ma di sicuro si sa che l'atto è stato programmato: Cruz avrebbe infatti attivato il sistema di allarme della scuola, inducendo i ragazzi a uscire fuori dall'edificio. Lo sceriffo Israel ha dichiarato che nell'account del diciannovenne sarebbe stato trovato materiale 'allarmante'.
Sparatoria di Cruz e il problema scuola in Italia
L'episodio di sparatoria all'interno di una scuola americana non è che l'ennesimo di una lunga serie.
Che va dal Columbine (1999) al Sandy Hook (2012), ma che non si è ancora concluso: dal 2012 sarebbero più di 430 le vittime di sparatorie a scuola in 273 Stati. Il caso americano però è ben diverso da quello italiano. In primo luogo perché le legge italiana non consente di detenere le armi così come avviene in USA. Ma sicuramente il problema legato alla violenza nelle scuole italiane si lega per lo più, ancora, ad atti di bullismo.
Il che non ne smorza l'entità della colpa, ma sposta l'attenzione dal gesto in sé ai meccanismi sociali che lo provocano. In questi ultimi anni casi di violenza nell'ambito scolastico hanno portato a scontri fisici tra alunni e insegnanti, o anche tra genitori e i docenti. Il che ha fatto della scuola non più la sede inviolabile e indiscussa di sapere, come in passato, ma ha contribuito a sgretolarla come istituzione e a svuotarla quanto a contenuto: mettendola alla mercé della volontà di ribellione dei giovani, quasi intoccabili dalla politica.
Casi recenti di bullismo a scuola
I casi di bullismo più eclatanti dei primi 2 mesi del 2018 sono quelli del 10 gennaio, ad Avola (Siracusa) e quello del 13 febbraio a Murialdo (Foggia). Nel primo caso, un docente di educazione fisica è stato colpito a pugni e calci dai genitori, perché si è permesso di rimproverare il rispettivo figlio. Nel secondo caso, la stessa motivazione ha spinto il padre di un ragazzo a colpire il professore e vicepreside della scuola, che si è guadagnato un mese di prognosi riservata.
Come fronteggiare il decadimento della scuola
La sparatoria di mercoledì 14 in Florida forse non sarebbe stata possibile in Italia, dove ancora le armi non sono di facile accesso. Ma il fenomeno del bullismo è altrettanto grave e va risolto, perché la scuola non può cadere in ostaggio di baby gang, né agli alunni può essere consentito di dettare legge.
I ruoli non possono essere invertiti: ché i docenti tornino a far valere la propria autorità e gli studenti imparino a rispettare gli adulti! Forse questi Millennials stanno crescendo con più agevolazioni e facilities dei rispettivi padri e questo può essere un bene; ma i valori non si devono perdere sull'altare della gioventù e del progresso.