È datato 19 gennaio, esattamente un mese fa, l’articolo pubblicato sul sito Stylo.it con il titolo “Ministro Minniti, la baby gang di Montesanto ti dà il benvenuto”. Una storia venuta fuori da una ricerca condotta su Facebook, dove il giornalista Giancarlo Tommasone ha scovato una foto scioccante: otto bambini che impugnano armi di ogni tipo e che si presentano come “la banda della parrucchiella a Montesanto”. Una baby gang che, come si legge nel pezzo, sarebbe nata l’estate scorsa e opererebbe nella zona dei Quartieri Spagnoli, in pieno centro storico di Napoli.
Un’immagine che ha sconvolto l’intera città, da tempo alle prese con il fenomeno delle baby gang. Le maggiori testate giornalistiche, non solo italiane, ripresero la notizia, costruendo su quella fotografia le solite analisi sociologiche catastrofiste. A un mese di distanza qualcuno si è preso la briga di andare a verificare la notizia sul posto.
Le Iene raccontano che quella foto è una bufala
Oggi si scopre che quella fotografia risale a due anni fa e fu scattata per un provino cinematografico. Almeno questo è quello che hanno raccontato i piccoli protagonisti di quell’istantanea a Giulio Golia de Le Iene, la popolare trasmissione in onda su Italia 1 ogni mercoledì e domenica in prima serata.
Nella puntata di ieri è stato trasmesso un servizio in cui l’inviato napoletano di Mediaset ha radunato sei di quegli otto bambini, insieme ai genitori, per fargli raccontare davanti alla telecamera com’è nato quello scatto.
“Un giornalista ci disse che era un provino per Gomorra – spiega uno dei ragazzini – venne con un camion, dove aveva telecamere e tutto il resto, e ci disse che saremmo usciti in televisione e noi gli dicemmo di sì”.
Poi Golia domanda da dove provenissero le armi che impugnano: “Il bastone è una mazza di scopa che trovammo per strada e a cui mettemmo lo scotch – rispondono – La pistola era a piombini e il coltello era una spada di plastica”.
Allora l’inviato de Le Iene chiede come è finita la foto su Facebook. “Il ragazzo che la scattò la mandò a noi e un nostro amico la pubblicò – spiegano – poi i giornalisti hanno fatto polemica”.
Insomma, questi ragazzini di dieci e undici anni, che vanno regolarmente a scuola e sognano di diventare calciatori, sono tutt’altro che una baby gang. Anzi, hanno timore d’imbattersi nei gruppi di loro coetanei che negli ultimi mesi terrorizzano intere zone della città, ormai divenuti la nuova emergenza sociale a Napoli: “Se li incontri basta uno sguardo in più e cacciano il coltello, è logico che abbiamo paura”, confessano.
I bambini erano spaventati
Dunque, la terribile “banda della Parrucchiella” non esiste e quella notizia pubblicata da un sito d’informazione locale, ripresa poi da testate nazionali e internazionali, è una bufala. E i genitori dei piccoli protagonisti di questa brutta storia sono arrabbiati: “I giornalisti hanno strumentalizzato questa foto, di cui non sapevamo nulla”, accusa un padre.
E un altro aggiunge: “Quando me l’hanno fatta vedere mi si è gelato il sangue”.
Un episodio inquietante che non ha sconvolto solo loro. Padri e madri raccontano che i figli si spaventavano nel vedere le auto della polizia, che quando erano in strada avevano paura e correvano a rifugiarsi in casa e non volevano più andare a scuola. Allora Golia torna a interrogare i bambini, chiedendo cosa temessero: “Avevo paura che venisse l’assistente sociale e mi portasse dentro”, risponde uno di loro.
E ancora, qualche genitore si lamenta della gogna mediatica che hanno dovuto subire: “Qualcuno avrebbe voluto vedere questi bambini sulla sedia elettrica”, denunciano, riportando commenti letti sui social network.
Ora il peggio è passato e i ragazzini sembrano più tranquilli, ma deve far riflettere questo ennesimo esempio di cattiva informazione che ha fatto finire nel tritacarne mediatico otto bambini che volevano solo apparire in televisione.