Pamela Mastropietro è morta per overdose. Innocent Oseghale, il nigeriano arrestato con l'accusa di omicidio della ragazza di 18 anni, resta comunque in carcere con le accuse di vilipendio e occultamento di cadavere. Niente omicidio. Il gip di Macerata ha deciso di convalidare il fermo, credendo però alla versione fornita dall'uomo, e cioè che Pamela sia morta per overdose. La ragazza è stata ritrovata fatta a pezzi, in due trolley, a Pollenza, poco distante da Macerata. Una svolta nell'inchiesta, dunque, anche perché sarebbe stato individuato un complice di Oseghale.

Si tratterebbe di un altro cittadino africano, che avrebbe aiutato Innocent a nascondere il corpo senza vita della ragazza romana.

Finora, Oseghale aveva sempre negato di essere coinvolto nella morte e nello smembramento del corpo di Pamela Mastropietro, ma questa mattina ha ammesso di essere stato presente mentre la donna ha iniziato a sentirsi male. Una tipica crisi di overdose, a cui lui avrebbe reagito scappando. Nessuna ammissione di colpevolezza per i tre capi di cui è accusato, insomma. E finora non è stato possibile neanche appurare la causa della morte della ragazza, per colpa delle condizioni del corpo.

Scoprire com'è morta Pamela, scoprire la verità

Il gip di Macerata ha dunque convalidato il fermo, credendo comunque che non sia stato Oseghale a uccidere Pamela Mastropietro.

Quando arriveranno i risultati degli esami tossicologici, che il perito Rino Froldi sta eseguendo, probabilmente sapremo anche la verità. La 18enne è morta veramente per overdose, prima che il suo corpo venisse tagliato e messo in due valigie?

I carabinieri del Ris sono già stati diverse volte a casa di Oseghale, hanno sequestrato oggetti diversi e anche i vestiti di Pamela, sporchi di sangue.

Così come una mannaia e coltelli da cucina. Sono stati prelevati anche supporti elettronici che, a loro volta, verranno passati al setaccio dagli esperti informatici. Forse si scopriranno i movimenti del nigeriano. I militari dell'Arma sono al lavoro per capire il percorso che ha portato Pamela da Corridonia a Macerata. A quanto pare, sarebbe stato un uomo di 45 anni a darle un passaggio, immediatamente dopo che la ragazza si era allontanata dalla comunità per tossicodipendenti, lo scorso 29 gennaio.

Ci sono i filmati delle telecamere dei sistemi di sicurezza a confermarlo, così come la testimonianza del 45enne. Che, prima di lasciare la futura vittima alla stazione dei treni di Piediripa, ha avuto un rapporto sessuale in cambio di soldi. Quel denaro che successivamente dovrebbe averle permesso di acquistare la droga da Oseghale.

Traini, il vendicatore di Pamela, voleva uccidere Oseghale

Voleva uccidere Innocent Oseghale. Questo il proposito di Luca Traini, l'uomo che sabato scorso ha sparato in diverse zone di Macerata ferendo sei immigrati prima di venire arrestato. Dopo aver sentito alla radio la ricostruzione di ciò che era successo a Pamela Mastropietro, il militante di estrema destra non ha perso tempo.

Si è precipitato in strada con l'intenzione di andare in tribunale, dove lo spacciatore nigeriano era arrivato per l'ordinanza di convalida dell'arresto.

Luca Traini in un secondo momento ha però cambiato idea. Presa pistola, bandiera tricolore, munizioni, un lumino con la foto di Benito Mussolini, ha cominciato a girare in auto per Macerata dando inizio alla sua personale e violenta caccia al nero. Un Traini che la politica l'aveva assaggiata, facendo da guardaspalle al leader della Lega Nord Matteo Salvini durante un comizio. Ma che era anche iscritto al Carroccio e si era candidato alle Comunali a Corridonia.

Fino a poche settimane fa, era regolarmente presente alle cene tra militanti. Leggeva il Mein Kampf, utilizzava il saluto romano.

Si era tatuato la runa sulla tempia. Infarcito di parole contro gli immigrati e di ideologie estreme, la notizia della morte di Pamela aveva fatto da classica goccia che fa traboccare il vaso dell'odio contro i migranti. I neri. Sabato mattina, seminando il terrore a Macerata, la procura ha contato 11 episodi: feriti, segnalazioni al 118, persone solo sfiorate dai proiettili.

Il suo obiettivo era la strage razzista. Ma anche colpire i simboli della sinistra: c'è infatti un foro all'ingresso della sede del Partito Democratico. E il bersaglio sono stati pure due bar, solitamente frequentati da nigeriani. Poi, la sosta nel luogo in cui sono state ritrovate le valigie in cui c'era il corpo di Pamela fatto a pezzo.

Qui, quasi in un rito, ha depositato ciò che aveva utilizzato per vendicare la ragazza: la scatola vuota di munizioni, il lumino votivo. Infine, all'altare dei Caduti, dove è stato fermato.

Secondo il suo legale, Giancarlo Giulianelli, Luca Traini ha agito senza sapere ciò che faceva. Personalità disturbata, segni di autolesionismo sul corpo. Nessun pentimento per l'azione fatta, se non per aver ferito una ragazza. Verrà chiesta una perizia psichiatrica, l'unica che potrebbe scongiurare per Traini un lungo soggiorno in galera. Nessuna intenzione di uccidere il pusher, sempre secondo il suo avvocato.