Il rapporto che Clusit – l’associazione per la sicurezza informatica che raggruppa circa 500 aziende ed enti italiani – riporta cifre allarmanti sull’andamento del crimine nel web. Si registra infatti un notevole incremento, con cambiamenti evidenti rispetto agli anni passati. Rimane prevalente il cyber crime con estorsioni, truffe e furti di denaro e dati personali, che hanno coinvolto circa un miliardo di persone, causando nel 2017 danni per più di 500 miliardi di dollari (di cui ben 180 miliardi a singoli utenti privati). In totale si sono registrati 1.120 attacchi più significativi, con un incremento del 240% in sette anni e del 7% rispetto al 2016; questa si è quindi confermata la parte più significativa delle infrazioni attraverso la rete, con il 76% sul totale.

Non solo 'cyber crime'

Ma, come dimostra il rapporto che sarà presentato al pubblico il 13 marzo, nell’anno passato è esploso anche il fenomeno della presenza di alcuni Stati come veri e propri attori in questo mondo illegale. Infatti ad affiancare il classico “cyber crime”, che punta alla sottrazione di denaro e informazioni agli utenti, si è sviluppata anche una vera e propria attività di spionaggio con finalità geopolitiche, con una crescita notevole nell’ultimo periodo. Si tratta del cosiddetto “information malware”, la diffusione di informazioni false o che comunque mirano ad indirizzare le scelte degli utenti, aumentata del 24%, e dello “spionaggio cyber”, l’evoluzione del lavoro dei “James Bond 2.0”, che ora si interessano al furto di informazioni strategiche e della proprietà intellettuale, che è aumentato del 46%.

Il ritardo dell’Italia nella prevenzione

Cambiano anche le tecniche, con pirati informatici sempre più aggressivi, tanto da preferire gli attacchi a più obiettivi contemporaneamente: questa modalità di agire ha fatto registrare un incremento record del 353%. I settori più appetiti sono stati “Ricerca e Istruzione” con una crescita del 29%, seguito dal quello del “Commercio di Hardarware e Software” (+21%), “Banche e Finanza” (+11%) e “Salute” (+10%).

La situazione risulta essere alquanto delicata in Italia, dove a fronte di danni dall’attività di criminalità informatica pari a 10 miliardi di euro, si è prodotto un investimento in sistemi di sicurezza di solo un miliardo. Si continua a sottovalutare il problema, nonostante l’impegno delle Forze dell’Ordine e la strada intrapresa verso la digitalizzazione del Paese, con sicuri benefici per il benessere dei cittadini e la competitività dell’intero sistema sul piano internazionale.

In questo senso va vista con favore la predisposizione del Gdpr, il nuovo Regolamento europeo per la tutela dei dati personali, ormai indispensabile in un’epoca in cui ad esempio un semplice malware, ossia un virus maligno, è prodotto su scala industriale e con costi ridotti, tanto da segnare un aumento del 95% in un anno.