Ricordate il presunto stupro di Firenze compiuto nel settembre scorso, secondo l’accusa, da due Carabinieri in servizio su due studentesse americane ubriache? L’incidente probatorio, ovvero l’interrogatorio irripetibile delle supposte vittime, è avvenuto a novembre, ma solo oggi, a tre mesi di distanza , il Corriere della Sera pubblica i particolari spinti contenuti nelle domande di Cristina Menichetti e Giorgio Carta, due dei legali che difendono gli agenti imputati Marco Camuffo e Pietro Costa. Quesiti, c’è da dirlo, respinti quasi tutti al mittente dal giudice Mario Profeta perché considerati degradanti, fuori luogo e umilianti per i teste.
Ma andiamo a scoprire i particolari dell’interrogatorio che ha cercato di fare luce sullo stupro di Firenze.
I particolari dell’interrogatorio sul presunto stupro di Firenze
12 ore e 22 minuti è durato l’interrogatorio delle due ragazze americane di 20 e 21 anni, presunte vittime dello stupro di Firenze del settembre scorso, compiuto su di loro da due carabinieri in servizio che, approfittando della loro condizione di ubriachezza, avrebbero insistito per accompagnarle a casa abusando poi di loro sulle scale del palazzo dove risiedevano. Rapporti sessuali comunque ammessi dagli stessi imputati, secondo i quali le studentesse erano ubriache ma totalmente consenzienti. Gli avvocati di Camuffo e Costa avevano preparato un fuoco di fila di circa 250 domande ma, di queste, solo poche sono state ammesse dal giudice Profeta, il quale non ha consentito domande attinenti la sfera personale o, comunque, offensive.
‘Mi ha tirato giù la maglietta e cercato di toccarmi nelle parti intime’
Tra le poche risposte consentite da Profeta a una delle ragazze, quella di origini peruviane, la più interessante è sicuramente quella dove la studentessa americana racconta i particolari dell’approccio intimo avvenuto con uno dei carabinieri. “Non mi ricordo tutto, ero ubriaca - ammette la presunta vittima - però mi ricordo che ci siamo baciati e che lui mi ha tirato giù la maglietta.
Mi ricordo che ha cercato di toccarmi nelle parti intime, che ha tirato fuori il pene e io ero assolutamente in choc. Ero così sconcertata, però, ero talmente ubriaca, mi sentivo indifesa, non avevo la forza di dire o fare qualcosa”. Poi, conclude dicendo di ricordarsi di avergli detto no perché “non volevo avere un rapporto con lui.
Dopo non ricordo più niente, so che abbiamo avuto un rapporto”. Alla domanda del giudice su come faccia a ricordarsi del rapporto sessuale se, come da lei stessa dichiarato, era ubriaca e non ricorda nulla, la ragazza risponde: “Perché sentivo fastidio alle parti intime”. E poi, quando l’avvocato le chiede se avesse provato a rifiutare il rapporto, la risposta è: “Dopo che lui ha tirato giù il top volevo che smettesse”.
‘Indossava biancheria intima?’: le altre domande non ammesse
Il resto dell’interrogatorio di novembre sul presunto stupro è rappresentato quasi interamente da domande considerate inammissibili dal giudice. Eccone una breve rassegna. Ci sono state effusioni reciproche prima del rapporto sessuale?
I carabinieri hanno usato la forza o la violenza? Sono affascinanti gli uomini in divisa? Indossavano la biancheria intima o solo i pantaloni? Una delle ragazze si è sottoposta a una visita ginecologica sulle malattie virali? È la prima volta che viene violentata? Avete bevuto dentro la macchina dei carabinieri e non vi sembrava strano che vi accompagnassero a casa mentre erano in servizio?