Un bambino di otto anni torna da scuola, si chiude nella sua camerata e tenta il suicidio impiccandosi con una sciarpa fissata all’armadio. E’ morto nella notte in ospedale. Il bimbo sembra abbia deciso di compiere un gesto simile a seguito di un rimprovero dei genitori. Questo accade nel bresciano e ci da lo spunto per parlare di una tematica tanto delicata quanto spaventosa.
Perchè il suicidio infantile?
Il suicido infantile è un pericolo reale, è un tema da non dimenticare e a cui prestare molta attenzione. Diverse statistiche ci dimostrano che avviene.
Ma perché un bambino in tenera età dovrebbe essere spinto ad un gesto di una tale violenza? Il caso riportato parla di un bambino di 8 anni, ma avviene anche in bambini in età più tenere.
Bisogna innanzi tutto comprendere, e nel 2018 dovrebbe iniziare ad essere una cosa risaputa, che i bambini anche prima dell’adolescenza, periodo complesso per antonomasia nella cultura popolare, non sono delle scatole vuote da riempire, passivi contenitori. Ormai la Psicologia ci ha dimostrato come i bambini dal primo vagito, e per molti anche nella vita intrauterina, hanno una vita psichica attiva e complessa, e interagiscono in maniera attiva e cosciente con i loro ambienti.
I bambini durante la tenerissima fase evolutiva posso andare in contro a sindromi di natura affettiva, che possono essere precursori di malattie psichiche importanti nella loro vita futura.
L'importanza della componente emotiva
La prima relazione che il bambino stabilisce è la relazione primaria di attaccamento con la madre, o di chi ne fa le veci. Questa figura è importantissima per molte ragioni, anche perché ha l’oneroso compito di insegnare al piccolo come regolare i suoi stati affettivi e di creare un’ambiente sufficientemente buono e accogliente.
Questa situazione in molti casi non viene ricreata e la mancanza di certi elementi potrebbe causare disregolazioni importanti al bambino. Una madre “sufficientemente buona” insegna al bambino come regolare i suoi affetti in maniera implicita, tramite connessione empatica e contatto visivo-oculare. Possono esserci situazioni in cui la diade madre-bambino non funziona al meglio e la madre non sa essere una buona regolatrice per il bambino.
In questa situazione il bambino deve imparare a vedersela da solo e ad autoregolarsi. Quando vi è una madre poco disponibile e un bambino che si autoregola, questo tenderà a regolarsi in linea con stati affettivi tristi e depressi e a permanere per lunghissimo tempo in questa condizione di tristezza. In questo modo imparerà a gestire male anche i sentimenti di vergogna, la quale è utile alla crescita cognitivo-affettiva del bambino, ma quando diventa pervasiva e cronica è molto disfunzionale. Non sapendo gestire la vergogna, davanti un rimprovero si può accusare un colpo molto molto forte, da cui scaturisce una profonda angoscia e sentimenti negativi nei confronti del genitore, in questo caso, e nei confronti di se stessi.
Ecco che davanti ad un quadro del genere, estremizzato al limite di sopportabilità nella vita psichica del bambino qui in oggetto, una vita così giovane può essere portata a spegnersi da sola.
Un’educazione psicologica alle famiglie sarebbe un utile elemento per contrastare un po’ questi tragici avvenimenti.