Sergio Canavero è fermamente convinto che i trapianti di testa umana funzioneranno. Infatti ha affermato di poterne completare uno entro un anno, aggiungendo di essere in possesso delle prove scientifiche per sostenerlo. Verso la fine del 2017, il progetto di Canavero ha fatto scalpore: il chirurgo italiano ha affermato di aver effettivamente già eseguito la procedura da lui chiamata la "testa per anastomosi" o Heaven. Le relazioni successive hanno stabilito che tale intervento ha avuto luogo, e che il lavoro è stato completato su cadaveri.
Molti neuroscienziati si domandano, ad oggi, quanto di ciò che è stato scritto sia stato realmente realizzato.
La maggior parte degli studiosi si chiede se ci siano tecniche scientifiche sufficienti per permettere a Canavero di eseguire una simile operazione entro il prossimo autunno in Cina, come ha dichiarato di voler fare. Inoltre si chiedono anche se la ricerca renderà i trapianti di testa un'opzione praticabile nel prossimo futuro.
Scetticismo e prospettive
Richard L. Harvey, professore associato di Medicina fisica e riabilitazione presso la Northwestern University, riassume così il discorso: "in questo momento non sarebbe possibile collegare il tronco cerebrale al midollo spinale in modo tale da ottenere la normale funzionalità. Quindi, se ciò fosse fatto, il paziente rimarrebbe tetraplegico", ha rivelato ad un noto giornale online.
"Non possiamo nemmeno riparare il midollo in pazienti con lesione del midollo spinale, quindi non possiamo certo eseguire con successo un trapianto di testa". Tutto ciò, però, non vuol dire che la Scienza non sarà mai in grado di effettuarne uno.
Ralph Adolphs Bren, professore di Psicologia, Neuroscienze e Biologia della divisione delle scienze umane e sociali (HSS) presso il California Institute of Technology (Caltech), non esclude la possibilità che un trapianto di testa possa avere successo in un futuro lontano, anche se la procedura dovrebbe superare sfide importanti.
"Non vedo alcuna impossibilità in linea di principio, quindi è concepibile che possa essere fatto in futuro, ma ci si arriverà per piccoli passi, come curare le persone paralizzate, e sicuramente ne sentirete parlare quando tutti i problemi relativi ai requisiti saranno risolti", ha dichiarato in una recente intervista. Attualmente, dunque, un intervento di questo tipo non sarebbe fattibile, mentre quando la scienza riuscirà a progredire ulteriormente, allora probabilmente si potrà portare avanti con successo quest'operazione.
Tuttavia, qualora dovesse accadere, quasi certamente emergerebbero nuove e sconvolgenti domande.
Cosa succede dopo il trapianto?
Banalmente, cosa succede alla testa trapiantata nel nuovo corpo? A causa del modo in cui altre parti del corpo influenzano la nostra neurologia, le modalità con cui pensiamo e agiamo, collegare una testa ad un nuovo corpo potrebbe dar vita ad una nuova persona, o il capo conserverà inalterata la sua precedente coscienza? Studi recenti hanno dimostrato che l'attività mentale può essere influenzata da forze esterne al cervello. I ricercatori hanno cercato di mettere insieme un quadro più chiaro di come il microbioma del corpo - o l'ecosistema batterico - influisca sul modo in cui le persone pensano e sentono.
Uno studio ha dimostrato come sia possibile, per i batteri intestinali, comunicare con i microbi nel cervello. Ad esempio, un microbioma intestinale sano ha un effetto sullo sviluppo dell'ansia o comportamento ansioso. Con un trapianto di testa umana, il capo verrebbe introdotto in un microbioma estraneo attraverso il nuovo corpo. Ciò influenzerebbe il modo di pensare dell'individuo?
"Batteri intestinali differenti possono farvi sentire diversi, e quindi pensare un po' diversamente, ma non saranno direttamente responsabili di quello che pensate, perché il pensiero si forma nel cervello, non nell'intestino", ha detto Adolphs. "Diversi batteri intestinali potrebbero renderti più o meno stordito o cambiare il tuo stato d'animo - proprio come se tu avessi un raffreddore o meno - Quindi credo che la risposta sia: leggermente, e solo indirettamente, come fanno i virus o i batteri quando si ha il raffreddore".
I cambiamenti dopo l'intervento
Supponendo che un trapianto di testa umana possa funzionare, il paziente avrebbe comunque bisogno di un periodo significativo di recupero per normalizzare l'attività cerebrale. Secondo Adolphs, questo processo di recupero sarebbe duplice. Probabilmente inizierebbe con l'adattamento del cervello al suo nuovo corpo: "Proprio come imparare ad andare in bicicletta, dovrai imparare a camminare e muovere le braccia, respirare e regolare il battito del cuore", ha spiegato. Ci vorrebbero diversi mesi prima che cervello e corpo si integrino. Tuttavia "ciò significa che il tuo cervello cambierà", ha detto lo studioso.
Questo cambiamento è paragonabile, su scala ridotta, a quando le persone imparano a suonare uno strumento musicale e migliorano con la pratica, solo che in questo caso si tratterebbe di fare pratica con la gestione di un corpo nuovo.
"Tu cambieresti come persona in un certo numero di situazioni a causa di una massiccia riorganizzazione del tuo cervello mentre impara ad adattarsi al tuo nuovo corpo [...] Ci sarebbero dei limiti a questa riorganizzazione che dipende, tra le altre cose, dall'età", ha aggiunto Adolphs.
Felipe De Brigard, un assistente professore di psicologia e neuroscienza presso il Center for Cognitive Neuroscience dell'Istituto per le scienze del cervello della Duke University, ha una prospettiva più radicale sulla questione. Ha dichiarato che "è improbabile che tutti i nostri tratti psicologici dipendano unicamente dalle cellule confinate nella nostra testa, è probabile che molti dei nostri tratti psicologici dipendano dalle transazioni informative tra il nostro cervello e il nostro corpo.
In quanto tale, un cambiamento nel corpo altererebbe probabilmente alcuni di questi tratti psicologici". Inoltre De Brigard ha ammesso che non è chiaro fino a che punto un "nuovo corpo" possa alterare le caratteristiche psicologiche.
Arthur Caplan, capo fondatore della divisione di etica medica presso la NYU School of Medicine, ha detto che ciò che dovrebbe succedere dopo un trapianto di testa sarebbe traumatico come l'intervento stesso: "Mettere una nuova testa in un corpo è una garanzia di follia, bene che vada. La nuova integrazione mente-corpo non potrebbe mai funzionare".
Inoltre afferma che questo sarà il risultato più probabile, poiché il cervello verrebbe inondato di sostanze chimiche e segnali dal corpo estranei e non familiari.
Harvey, dal canto suo, aggiunge che, se non per pura pazzia, la persona che uscirebbe da un intervento del genere sarebbe quella che possedeva il capo: "Quindi, in realtà, sarebbe un trapianto di corpo, non un trapianto di testa".
Kai G. Zinn di Howard e Gwen Laurie Smits, professore di biologia al Caltech BBE, sembrano non essere d'accordo con questa valutazione: "Se potesse essere fatto, il cervello sarebbe lo stesso. Ma dal momento che sarebbe collegato a un corpo diverso, la persona sarebbe molto diversa". Anche se potrebbero non essere d'accordo sulle specifiche, gli scienziati concordano sul fatto che un trapianto di testa umana sarebbe un incubo cognitivo, e che la persona che uscirebbe da una tale procedura sarebbe quella che possedeva la testa, ma con una differente e probabilmente danneggiata funzione cerebrale.
Il pensiero filosofico
Ci viene incontro, nella discussione, anche una famosa corrente filosofico-psicologica chiamata Gestalt (dal tedesco Gestaltpsychologie, "psicologia della forma" o "rappresentazione"). Questi psicologi tedeschi (Kurt Koffka, Wolfgang Köhler e Max Wertheimer) del XX secolo, ritenevano che il tutto fosse sempre superiore alla somma delle parti, riprendendo anche un concetto aristotelico di completezza tra forma e sostanza. Secondo questi pensatori, probabilmente un trapianto di testa risulterebbe una aberrazione.
Invece sarebbero a favore di quest'operazione gli Emergentisti, ovvero coloro che ritengono che la "mente" non sia altro che una serie di procedimenti del cervello, e che quindi dal cervello ha origine la "persona" che, appunto, "emerge" da esso.
Il corpo non rivestirebbe alcun ruolo in tal senso.
Persino le scuole di pensiero potrebbero dividersi e parlare per ore su questo tema, ma cos'è giusto fare? Trapianto sì o no? Ai posteri l'ardua sentenza.