La nuova tecnica che si basa sul trapianto delle feci rappresenta un notevole passo avanti della medicina che nasce allo scopo di salvare tutti quei pazienti colpiti da malattie infiammatorie croniche intestinali. La terapia, che attualmente sarebbe in una fase di studio avanzata, si baserebbe sulla possibilità di contrastare tutte quelle infezioni intestinali che avrebbero, all’origine, una forma di batteri resistenti agli antibiotici e praticamente attualmente difficilmente gestibili farmacologicamente.
La nuova tecnica rivoluzionaria del trapianto delle feci: ecco a chi si rivolge
Il trapianto delle feci, anche se è ancora in fase di sperimentazione, avrebbe sicuramente nel suo intento, la caratteristica di imporsi in ambito medico, in modo diverso e soprattutto rivoluzionario. Nella delicata fase della sua sperimentazione avrebbe già dimostrato, infatti, importanti risultati in merito al suo campo di applicazione. Lo studio sarebbe il frutto delle ricerche condotte dal reparto malattie infettive di Monza dell’ospedale San Gerardo rivolto alla possibilità, attraverso questa tecnica, di riuscire a ‘decolonizzare’ in particolar modo il tratto gastrointestinale colpito dal KPC (Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi), un particolare battere capace di resistere a qualsiasi trattamento di tipo antibiotico e causa di forme molto gravi di sepsi di tipo cronico anche dal risvolto letale.
Stiamo parlando di patologie estremamente difficili da eradicare e con un tasso di mortalità di circa l’80 per cento soprattutto in pazienti con problemi di immunodepressione.
Come avviene il trapianto delle feci nel paziente
Il particolare trapianto consiste nell’introdurre le feci, allo stato di sospensione, da un paziente sano ad un paziente affetto da questo tipo di particolare infezione multiresistenti dell’intestino, attraverso la diretta infusione nell’apparato gastrointestinale del paziente malato.
Lo scopo è di indurre alla normale funzione microbiota intestinale, riducendo di conseguenza la disbacteriosi di tipo intestinale. Il suo impiego potrà portare notevoli benefici, con la possibile risoluzione delle diverse patologie coinvolte nella malattia, come il Morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, la Colite Pseudomembranosa e molte altre.
La sperimentazione è stata condotta nel reparto malattie infettive dell’Ospedale San Gerardo di Monza coinvolgendo 25 pazienti affetti da KPC e riscontrando risultati positivi su 50 per cento dei casi trattati con questa tecnica innovativa. Risultati che, secondo i ricercatori dello studio, potranno trovare sicuramente ulteriore riscontro su un campione ancora più elevato di pazienti, auspicando, in un prossimo futuro, una più ampia risoluzione delle patologie intestinali grazie a questa nuova terapia.