Scioccante la notizia di cronaca che sta riempiendo le prime pagine dei giornali: la guardia giurata aggredita nel napoletano, e successivamente rimasta in condizioni precarie, è morta. Franco Della Corte, 51 anni, è deceduto due giorni fa dopo due settimane di agonia. Ha perso la vita mentre svolgeva, di notte, il suo compito di “custode”. L’uomo, infatti, verso le 3, si era recato ai cancelli della stazione metropolitana di Piscinola (Napoli) per poterli richiudere: ignaro ed indifeso, preso alla sprovvista, però, è stato colpito a ripetizione dalla baby gang che ne ha causato poi il decesso.

Inutili i soccorsi portati prima dagli agenti del Commissariato di polizia di Scampia e in un secondo tempo dall’ambulanza che lo hanno trasportato urgentemente all’ospedale Cardarelli, salvandogli, ma solo in un primo istante, la vita.

Finalmente, però, a seguito della visione dei filmati di sorveglianza della stazione, sono stati posti in stato di fermo i due 16enni ed un 17enne, rei d’aver commesso l’atto ingiurioso. Ne sono anche state ricostruite le dinamiche: i tre, dopo aver trovato all’esterno della metropolitana due spranghe di legno, se ne sono impossessati. Si sono appostati, in seguito, in attesa dell’arrivo della guardia che stava concludendo il turno, gli si sono avvicinati con l’intento di sottrargli la pistola d’ordinanza per poi rivenderla e guadagnare dai 500 ai 600 euro ma, dopo averlo ripetutamente colpito, sono fuggiti lasciandolo in fin di vita.

Il motivo d’essere delle baby-gang e la denuncia sociale

Vincenzo Del Vicario, segretario nazionale della Savip, ha voluto dichiarare il suo appoggio e la sua vicinanza alla famiglia della vittima. Ha voluto, inoltre, denunciare, con le sue parole, la posizione delle istituzioni e la difficoltà che è sorta, negli ultimi anni, nel dover arginare questo fenomeno in continua ed inarrestabile crescita.

Bisognerebbe infatti, secondo il suo punto di vista, evitare di inviare e mandare da sole e allo “sbaraglio” guardie giudiziarie in zone così a rischio e, in secondo luogo, creare una cultura che si fondi su dei validi principi morali.

La riflessione però si sposta più su un piano strutturale: la motivazione che spinge questi ragazzi ad agire in modo così spregiudicato, senza un fine ben preciso e con il solo intento di usare la violenza in modo gratuito.

Due possono essere le cause scatenanti questo fenomeno: la mancanza di una famiglia solida alle spalle (non per forza poco abbiente) e lo stato di insicurezza che regna sovrano in luoghi come quelli di questo avvenimento.

In prima istanza, dunque, la motivazione che spinge i ragazzi ad agire in questo modo è la voglia di appartenere ad un gruppo, ad un’associazione (a volte di stampo quasi mafioso) che faccia sentire i partecipanti sicuri ed inclusi, accettati, con delle solide gerarchie da rispettare, poste all’interno di un sistema stabile e forte. Essi, infatti, molte volte, non trovando stima ed affetto all’interno delle mura domestiche, si riversano in strada cercando quel famigerato e ricercato consenso.

Per quanto riguarda il tema ricorrente della violenza, invece, bisogna ricercarne la causa nel secondo aspetto posto sotto la lente d’ingrandimento: questi ragazzi, infatti, si sentono fragili e senza una prospettiva futura. In questo caso di cronaca, i due sedicenni arrestati, non frequentavano nessun istituto scolastico ed una delle madri ha anche dichiarato di essere stata in procinto di mandare il ragazzo in Germania per lavorare.

Queste frequenti pressioni, questa incertezza e questa visione di una vita difficile davanti, sono i motivi scatenanti di violenze e attacchi che vogliono celare dietro all’apparente forza, un lato della società marcio e da rifondare fin dalle sue più profonde radici.