Altre news legate al mondo degli abusi sessuali Hollywoodiani, e fortunatamente non si tratta di brutte notizie: Emma Watson, la nota attrice britannica che fu Hermione Granger nella famosa saga di "Harry Potter", dona un milione di sterline (pari a un milione e 400 mila dollari, o un milione e 130 mila euro) alle donne vittime di abusi sessuali sul posto di lavoro. Alla donazione è correlata una lettera con 200 firme di star britanniche che si schierano contro questo crimine, ed una protesta alla serata dei Bafta (gli Oscar britannici) messa in atto con degli abiti neri, in segno di solidarietà verso le donne molestate sul posto di lavoro.

Perché ora?

La domanda che tutti si sono posti in merito a questa ondata di dichiarazioni legate a delle molestie subite negli anni passati è: perché ora? Perché tutte assieme? Perché decine di donne hanno dichiarato di essere state molestate diversi mesi prima, o addirittura negli anni passati? Una domanda interessante che pone un'ombra di sospetto su tutte queste denunce, tuttavia per andare a capire la verità bisogna entrare nella mente di una vittima di abuso tramite la psicologia.

Le due componenti dell’abuso

Un abuso sessuale sul posto di lavoro si completa attraverso due componenti: una fisica e una psicologica. La parte fisica riguarda l’impiego di ricatti e minacce da parte di un datore di lavoro verso una dipendente solitamente femmina (esiste anche un mondo di abusi sui maschi, con una più debole componente fisica e una più forte psicologica), per ottenere benefici, ma soprattutto per preservare il posto di lavoro o per ottenerlo.

Questa parte dell’abuso solitamente si verifica una sola volta, anche se non mancano casi ove gli abusi fisici sono stati portati avanti per molto tempo; mentre l’abuso psicologico consiste in un senso di ansia e angoscia che permane sempre nella vita ordinaria della vittima, una percezione di impotenza sempre presente che si acutizza proprio in presenza del datore di lavoro.

Questa situazione di debolezza, di non avere voce, porta le vittime a cronicizzare lo stato d’impotenza portando le vittime a chiudersi dentro se stesse, non denunciando l’abuso e convivendo con il loro incubo per sempre. L’ondata di denunce deve aver portato il coraggio alle donne abusate per parlare, per urlare e dichiarare le oscenità subite anche solo una volta, ma con cui devono convivere ogni volta che incontrano il loro capo.