1 febbraio 1960: nel ristorante Woolworth di Greensboro, Carolina del Nord, quattro giovani studenti universitari vengono umiliati al bancone del locale dai clienti presenti con ketchup versato in testa e mozziconi di sigaretta spenti addosso. La loro colpa era essere neri, e in quel locale i neri non venivano serviti. Era un locale per soli bianchi.

La segregazione razziale era istituzionalizzata nel sistema sociale statunitense di quel periodo, si era ufficialmente insinuata nel corpo di leggi statunitensi nel lontano 1876, quando vennero adottate le famigerate "Leggi Crown", un insieme di leggi locali emanate dapprima nei singoli stati sudisti statunitensi, che avevano lo scopo di istituzionalizzare la segregazione razziale, ponendo delle vere e proprie divisioni tra bianchi e neri.

Il principio base era quello del "separati ma uguali", ovvero si fornivano gli stessi servizi pubblici a ogni cittadino, ma questi erano divisi in base al colore della pelle di ognuno: da quì si sono avute separazioni delle carrozze dei treni, dei ristoranti, delle fontanelle per bene, dei posti sui pullman, e in molti casi i "non bianchi" venivano semplicemente esclusi da alcuni posti, come potevano essere molte tavole calde.

Saartj, 2018: il ristorante del New Orleans

Lo chef nigeriano Tunde Wey, proprietario del ristorante Saartj, un "pop-up restaurant" del New Orleans, Lousiana, ha deciso di sensibilizzare i propri clienti riguardo la disparità salariale tra bianchi e neri, mettendo due differenti menù nel suo locale: uno standard da 12 dollari, e uno consigliato da 30 dollari.

Il menù standard è ovviamente disponibile per tutti i clienti, ma ai soli clienti bianchi veniva proposto di prendere in considerazione il menù dal prezzo maggiorato.

L'esperimento ha avuto un buon esito, poiché la quasi totalità dei clienti bianchi ha voluto pagare il prezzo maggiorato. Questo è forse il frutto di una pressione sociale positiva, come viene spiegato dallo stesso chef Wey.

Per questo originale chef, rifiutarsi di pagare il menù dal prezzo maggiorato è considerato antisociale e le persone non vogliono essere giudicate per questo; inoltre, sempre secondo Wey, i clienti alla cassa, al momento di pagare, si sentivano giudicati e quindi indotti a pagare. Quando questo non accadeva, adducevano una serie di motivi a propria discolpa.

Dati alla mano

Eddie Glaude Jr., docente universitario di Princeton, nella sua ricerca "Democracy in black. How race still governs the american soul", spiega chiaramente come la ricchezza dei cittadini bianchi fosse maggiore rispetto a quella dei cittadini neri.

Un altro studio del 2013 ci mostra come il reddito medio familiare di una famiglia afro-americana sia poco più della metà del reddito medio di una famiglia "bianca", come è tra l'altro enunciato in un altro lavoro di tre anni prima, che denunciava come i neri, negli USA, avessero un reddito familiare medio pari al 59,3% rispetto a quello dei bianchi.

La sensibilizzazione alla disparità salariale

Tutti questi studi sono ben noti allo chef Wey, che ha voluto, con questa iniziativa, porre l'accento sulla questione: la disparità di prezzo dei menù come veicolo per rappresentare la disparità reddituale tra famiglia bianche e nere del New Orleans.

Ovviamente il sovrapprofitto generato da questi menù a prezzo maggiorato veniva ridistribuito tra i suoi clienti di colore.

È riuscito Wey, con questa iniziativa, nel suo intento di sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo a questo problema? Non si può dare una risposta certa, ma quel che è sicuro è che queste disparità salariali sono una derivazione della segregazione razziale e, anche se formalmente fuori legge, ne vediamo ancora oggi gli effetti.