Era stata arrestata lo scorso 23 novembre a taranto per aver maltrattato per mesi i suoi piccolissimi alunni, bambini di una scuola materna. Tutto ciò che una maestra d'asilo non può e non deve fare, lei l'aveva fatto: le telecamere nascoste installate in classe dalla polizia l'avevano inchiodata. Da allora la giustizia ancora deve fare il suo corso. Nel frattempo, alcuni genitori le avevano promesso di fargliela pagare. Ed è accaduto. Giovedì scorso, stavolta nei panni della vittima, è stata la maestra 50enne a presentarsi in caserma: raggiunta da tre persone in una profumeria del capoluogo jonico è stata picchiata.

Si è trattato di una spedizione punitiva in piena regola organizzata da genitori di bimbi percossi che hanno voluto regolare i conti secondo criteri di una giustizia 'fai da te'.

Botte in profumeria

"Devi morire": le dicevano queste parole mentre la picchiavano dopo averla seguita e raggiunta giovedì scorso all'interno di una profumeria di Taranto. Parole udite dalla titolare che ha assistito impotente a tutta la scena: la maestra, che era stata arrestata lo scorso 23 novembre per maltrattamenti ai piccoli di due e tre anni in un'aula della scuola d'infanzia "XXV Luglio" di Taranto, è stata picchiata da tre genitori, una coppia di genitori di un alunno e il padre di un altro bambino, sotto lo sguardo pietrificato della proprietaria del negozio e di altri clienti che non hanno potuto impedire l'aggressione.

A quanto pare i tre 'giustizieri' hanno voluto riservarle lo stesso trattamento che ha avuto verso i loro figli. La maestra, ripetutamente colpita alla testa, si trovava nel negozio con la figlia per comprare un regalo. Dall'arresto dello scorso novembre era stata minacciata da quegli stessi genitori che si erano appostati sotto casa sua e avevano preso a calci e pugni la porta della sua abitazione.

Al citofono e al telefono le avevano annunciato che gliel'avrebbero fatta pagare. Lei aveva risposto inoltrando alle autorità competenti due denunce. Dopo l'aggressione, la donna è andata prima a farsi medicare all'ospedale e poi a sporgere denuncia. Inizialmente al posto fisso di polizia, quindi al comando provinciale dei carabinieri.

In attesa del processo

La maestra è stata agli arresti domiciliari per circa un mese e mezzo, per poi ottenere la libertà in attesa del processo con giudizio immediato fissato per il prossimo tre maggio di fronte a 46 parti offese. Attualmente sospesa dal servizio, è stata inchiodata dalle telecamere nascoste posizionate dalla polizia di Stato nella sua classe per circa 40 giorni. Le immagini registrate mostrano molteplici episodi in cui l'insegnante strattona, spinge e schiaffeggia gli alunni. In particolare, in un filmato, la donna dà uno schiaffone a un bimbo con una tale violenza da farlo cadere all'indietro. In un altro, un piccolo preso di forza è sbattuto di peso su una sedia. Gli inquirenti hanno ravvisato da parte della donna ripetute condotte violente in nessun modo tese ad educare.

Le situazioni di pericolo da lei poste in essere avrebbero potuto avere esiti ben peggiori. Per la pm Antonella De Luca i reiterati comportamenti dell'insegnante denoterebbero incapacità di gestire i piccolissimi alunni, aggressività e violenza, sia fisica che psicologica. Altrettanto grave è stata la condotta di questi genitori, ora a loro volta perseguibili. Eppure sui social, altri genitori, pur condannando estremizzazioni non meno esecrabili, si mostrano in parte indulgenti perché ritengono che nel nostro Paese chi sbaglia non paghi, o non a sufficienza, in mancanza della certezza della pena.