Ennesima violenza a servitori dello Stato morti per difendere i valori della Repubblica. A Roma è stata imbrattato il monumento in ricordo delle vittime della strage di via Mario Fani. I vandali, pseudobrigatisti del terzo millennio, hanno deturpato la superficie del monumento con la sigla B. R. scritta con una bomboletta spry di colore rosso. Semplice atto vandalico o ennesima rivendicazione di un atto che a quaranta anni di distanza grida ancora vendetta davanti a Dio e agli uomini? La sindaca della Capitale, profondamente amareggiata per l'atto dalla fortissima valenza simbolica si è fatta sentire tramite twitter ed ha affermato che :"Ancora un oltraggio alle vittime di via Fani.

Un insulto alle nostre memorie". Per le vie di Roma la rabbia e l'indignazione della tantissima gente perbene per il vile gesto è palpabile,:"non si possono uccidere per la seconda volte quei giovani" grida un passante chiaramente risentito del meschino gesto.

Il fatto

Era il 16 marzo del 1978 quando, verso le 9:00 il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro e la sua scorta (composta da due carabinieri e tre poliziotti) si recavano in direzione della Camera dei Deputati. Era un giorno importante per il presidente Moro, i suoi sacrifici per rinsaldare l'alleanza Partito Comunista Italiano- Democrazia Cristiana sembravano aver prodotto i loro frutti, quella mattina alla Camera si sarebbe dibattuto e poi votata, la tanto bramata da Moro, fiducia al quarto governo presieduto da Giulio Andreotti.

Per la prima volta dal 1947 il partito comunista italiano avrebbe contribuito a formare la maggioranza parlamentare del nuovo governo. Arrivati a via Mario Fani le Bigate Rosse spezzarono cinque giovani vite, gli uomini della scorta, per mettere in atto un sequestro ai danni del presidente democristiano. Rimasero sull'asfalto O.

Leonardi e D. Ricci, dell Arma dei Carabinieri e F. Zizzi, G. Rivera e R. Iozzino della Polizia di Stato. Aldo Moro dopo 55 giorni di sequestro sarà fatto ritrovare cadavere nel baule di una renault 4 in via Michelangelo Caetani. L'operazione "Fritz", cosi definivano i brigatisti il sequestro Moro nelle loro comunicazioni, era andato a buon fine e uno degli schiaffi più forti alla Repubblica era stato inferto.

La terroristica vigliaccheria

A quarant'anni esatti da quell'infausto evento, abominio per ogni italiano che si reputi tale, qualcuno si è permesso di spruzzare vernice rossa sui nomi di cinque martiri del Paese, gesto esecrabile e vigliacco. Dopo l'uccisione delle persone cercare di uccidere anche il ricordo che la società custodisce dei loro figli migliori è qualcosa per cui non esistono parole che rendano il senso. Le forze dell'ordine, in particolare il reparto scientifico dei Carabinieri. hanno effettuato i rilievi necessari per risalire al tipo di vernice. Le indagini sono all'inizio, speriamo che questi terroristi della memoria del Paese siano assicurati alla giustizia quanto prima.