Il calvario della famiglia Askin cominciò a fine dicembre del 2015 quando, all’età di due anni, Dylan fu ricoverato in ospedale (al Derby Royal Hospital). La prima diagnosi dei medici di Nottingham era stata quella di un “collasso polmonare” ma accertamenti seguenti avevano evidenziato una patologia ben più grave: una istiocitosi polmonare a cellule di Langerhans. Infatti, l’80% dei polmoni del piccolo erano ricoperti da grosse cisti.
Sebbene in un primo momento egli avesse reagito bene alla malattia, un attacco febbrile lasciò i polmoni “appena” funzionanti.
La condizione peggiorò a vista d’occhio nei mesi seguenti e Dylan fu costretto a rimanere in vita solo grazie all’ausilio delle macchine ad uso ospedaliero.
Dopo svariate settimane, intorno al periodo pasquale del 2016, i genitori Mike e Kerry, insieme ai medici dell’ospedale cittadino decisero di “staccare la spina”. Secondo gli esperti, infatti, il piccolo non aveva più alcuna speranza di sopravvivenza.
Nel giorno del Venerdì Santo il bimbo fu battezzato davanti a tutti i parenti e, successivamente, si passò alla fase “sedativa”, prima di giungere all’atto straziante. Fu però proprio in quell’istante che Dylan decise di stupire tutti: con un inspiegabile miracolo cominciò ad avere dei segni di ripresa evidenti e il suo battito cardiaco, in poco tempo, tornò a livelli normali.
Questo miglioramento improvviso e “spaventoso” lo portò ad essere, addirittura, dimesso dalla struttura di Nottingham il 16 maggio dello stesso anno.
Oggi, a due anni di distanza, il piccolo britannico è stato dichiarato “definitivamente guarito”.
La volontà umana non sempre agisce da sola
Quando alla fine del 2015 a Dylan fu diagnosticata l’istiocitosi polmonare, sia i genitori che i medici capirono la criticità della situazione.
Le cure e i continui colpi battuti dalla malattia, misero in crisi la vita del bimbo che, impotente, ne dovette combattere la degenerazione.
Il travaglio e la lotta sembravano giunti ad una definitiva conclusione nel periodo pasquale del 2016, quando fu presa la decisione di porre fine all’esistenza del piccolo. Dopo la fase sedativa, un’incredibile miracolo prese vita nella struttura ospedaliera del Queen Medical Hospital: con un impensabile forza di volontà Dylan superò la sfida con la morte.
Ma chi siamo noi per stabilire la sorte di un altro essere umano?
I medici, ovviamente, seguirono in modo approfondito la vicenda e solo dopo un’ulteriore analisi decisero di prendere, insieme ai genitori, la definitiva decisione. Avendo soppesato tutte le sfaccettature del caso clinico pensarono fosse la soluzione migliore per il bambino.In realtà, tutto questo venne smentito ampiamente: Dylan, con un miracolo, tornò alla vita e, poco alla volta, anche alla normalità, nonostante qualcuno avesse già preso la decisione al suo posto.
Tutto questo ci pone davanti ad una verità più grande di noi: possibile che in un bimbo di soli due anni (vissuti a fianco della malattia) abbia agito soltanto la forza di volontà?
Non potrebbe trattarsi di una potenza superiore che abbia fatto sì che, la sorte e la voglia di vivere, si congiungessero nell’esistenza di un bimbo destinato, ormai, a morire?
A questi quesiti non sapremo mai rispondere ma una cosa è certa, osservando questa storia: la vita ha sconfitto la morte e Dylan ringrazierà per sempre quel “qualcosa” che gli ha permesso di poter continuare a camminare al fianco dei genitori e che gli ha garantito la possibilità di poter guarire definitivamente.