Forse qualcuno avrà creduto che tutto quello che si vedeva e sentiva nella serie Bones, fosse solo un film, una semplice esagerazione di scena. La dottoressa Temperance Brennan, soprannominata Bones, Ossa, è una bravissima scrittrice di gialli, ma soprattutto una grande antropologa forense, per la precisione, come tiene a sottolineare, la prima al mondo: nei vari episodi la vediamo alle prese con scheletri, con ossa, con piccoli frammenti e da essi riesce a ricostruire moltissimi particolari della vita e della morte dei suoi campioni. Bones lavora presso lo Smithsonian, per la precisione la Smithsonian Institution, uno dei più importanti laboratori di ricerca e analisi del Mondo con annesso il famoso Museo e sede a Washington D.C., la capitale Usa.

La dottoressa Brennan, proprio per queste sue abilità, è stata chiamata a collaborare con l'FBI, alternando lo studio di casi antichissimi, come guerrieri medievali, a moderni scheletri, vittime di assassini e l'FBI è l'agente di raccordo Seeley Booth con cui collabora e che poi sposerà.

Ebbene l'FBI opera proprio così...

Ebbene, di fronte a misteri irresolubili del nostro passato, tramite le organizzazioni apposite, si può richiedere la collaborazione speciale dell'FBI e dei suoi esperti, in particolare del reparto di antropologia forense, come quello reso famoso da Bones.

Il corpo del reato

L'oggetto della ricerca è stata la testa di una mummia, risultato di una ricerca archeologica in Egitto, precisamente nella zona di Deir el-Bersha, Valle del Nilo, Egitto.

1915: gli archeologi lavoravano già da un po' nella necropoli del posto e avevano intuito che doveva esserci ancora una tomba nascosta là dove avevano scavato.

Così, con l'aiuto della dinamite, erano riusciti ad aprirsi un varco, si era in un'epoca in cui l'archeologia non andava troppo per il sottile e spesso per entrare in determinati posti, si finiva col produrre un danno invece di ottenere un vantaggio.

Dopo lo scoppio, la polvere si depositò ed ecco finalmente l'apertura: il gruppo entrò, si guardò intorno e con enorme delusione, capì che erano già passati negli anni o nei secoli passati, gli sciacalli, i predatori di tombe.

Ma qualcosa c' era e tra questo qualcosa, ecco in un angolo, appoggiata su una bara, una testa mummificata, che venne prelevata con estrema cura per essere studiata con la dovuta calma.

Accantonata per il momento la testa, unica parte della mummia sopravvissuta, gli archeologi erano passati ad analizzare nei particolari la Tomba, denominata Tomba 10A: essa in base alla lettura dei geroglifici, apparteneva a Djehutynakht, governatore di una Provincia e alla moglie, probabilmente risalente al 2000 a.C., nel periodo detto del Medio Regno.

In realtà la tomba era davvero una "scena del crimine", in quanto nel periodo intercorso tra noi e la sepoltura, quindi circa (o più di) 4000 anni, i ladri di tombe avevano colpito, a quanto pare indisturbati, e avevano portato via arredi, gioielli, vasi e quant'altro, dimenticando solo qualcosa e in un angolo la famosa testa.

Chi?

Il problema fondamentale era prima di tutto quello di scoprire l'identità del corpo di appartenenza: era una testa sì, ma dell'uomo o della donna, del Governatore o della moglie?

Gli archeologi succedutisi nel tempo si erano passati da una mano all'altra il reperto, ma non erano arrivati a nulla di concreto: bisognava aspettare l'uso dei metodi moderni e dei laboratori più attrezzati per avere qualche risposta.

Dalla TAC al DNA

Dopo essere intervenuta prelevando la testa dal Boston Museum of Fine Arts, l'FBI aveva messo in moto i suoi esperti e prima di tutto, si era proceduto ad effettuare una TAC: 2005, Massachussetts General Hospital.

La sorpresa fu davvero triste: si scoprì che mancavano gli zigomi e parte delle mascelle e la conclusione sul genere quindi non poteva essere raggiunta.

Gli esperti erano d'accordo. L'unico test che avrebbe potuto dirimere con sicurezza la questione era il DNA, ma ecco il nuovo problema all'interno del problema: 4000 anni, per di più in un ambiente caldissimo che come unico vantaggio aveva la mancanza di umidità avrebbero fatto trovare cellule su cui svolgere l'esame?

Arriva la nostra Bones

La Bones della realtà è stata la dottoressa Odile Loreille dei laboratori di Quantico, Virginia, Usa.

Proprio come la dottoressa Brennan della serie televisiva, la Loreille vanta un curriculum di tutto rispetto, con una particolare specializzazione, addirittura 20 anni, di studio sul DNA danneggiato e antico. Be' qui c'era pane per i suoi denti, addirittura un'antichità di 4000 anni!

Aveva per esempio lavorato sui resti di un orso delle caverne risalenti a 130.000 anni fa, sui corpi più recenti della Guerra di Corea, su un bambino morto nell'affondamento del Titanic e su due piccoli scheletri dei Romanov, uccisi durante la Rivoluzione Russa.

Proprio come in un film!

Odile Loreille e il dente

Ecco ora la nostra antropologa forense di fronte alla testa: i suoi occhi si muovono velocemente mentre pensa cosa potrebbe prelevare per effettuare con una certa sicurezza la prova del DNA: il dente, forse con un dente ce la farà!

Estrae il dente, lo blocca e lo perfora con estrema delicatezza per arrivare al suo interno e prendere con grande circospezione alcuni milligrammi di polvere.

Mette la polvere della polpa in un apposito contenitore e inserisce l'adeguata soluzione chimica per procedere alla mappatura del DNA. Il liquido, secondo quello che ha spiegato, le ha consentito di moltiplicare le copie delle sequenze da studiare per rendere più facile l'analisi e passando poi allo studio del rapporto tra cromosomi sessuali.

Donna o Uomo?

I dati sono successivamente stati elaborati usando un potente software: più cromosomi X uguale donna, più X e Y uomo. Il risultato elaborato dal computer non lascia spazio a dubbi: più X e Y, quindi la testa appartiene al Governatore.

Il mistero è risolto.

Conclusioni

Con questo studio (appena pubblicato sulla rivista scientifica Genes) e con altri dello stesso tipo, l'Antropologia Forense dimostra che è possibile ottenere risultati significativi attraverso gli esami condotti con reperti danneggiati e antichissimi, risalenti come questo addirittura a 4000 anni fa.

Un esperimento similare condotto su mummie lo scorso anno ha permesso per esempio di stabilire che gli antichi Egizi erano più simili agli Europei e ai Mediorientali di oggi che agli Egiziani odierni.

La collaborazione alla Bones paga, eccome.