Alle 7 della mattina della giornata di ieri, 17 aprile, una clochard cercava riparo nei pressi della stazione centrale di Milano, quando si è imbattuta in alcuni resti di uno scheletro umano, ridotto ad un mucchio d'ossa. La donna ha subito dato l'allarme contattando il 112.

Il ritrovamento

Il luogo del rinvenimento è un ex deposito delle Ferrovie situato tra via Lunigiana e via Sammartini. La donna, una clochard, ha telefonato ai Carabinieri riferendo di aver trovato ossa umane avvolte in una coperta. Accanto alla macabra scoperta, ha aggiunto la donna, c'erano tracce di un incendio.

A portarsi sul posto sono stati gli agenti delle Volanti insieme con il reparto della Scientifica e la Squadra Mobile. Sono stati dunque repertati tutti gli elementi presenti sul luogo, tra cui la coperta che copriva le ossa, alcune bottiglie e detriti anneriti da un rogo che gli agenti hanno descritto come datato. Sul posto era presente anche l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha effettuato le prime analisi. Dalle alcune indiscrezioni risulta che gli investigatori abbiano parlato di morte sopravvenuta da pochi mesi, probabilmente per cause naturali. Non sarebbe stata, dunque, una morte violenta.

Accanto allo scheletro è stata rinvenuta una carta d'identità: è giallo

Ad alimentare la curiosità sul giallo dello scheletro, però, è stato il ritrovamento di un documento di identità appartenente a Umberto Barresi, un uomo scomparso il 15 giugno 1991 e segnalato anche dalla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?" nella puntata del 19 giugno 2009.

L'uomo era originario di Aidone, in provincia di Enna. I suoi tratti distintivi - l'altezza, i tratti somatici e alcuni segni presenti sul viso - non possono emergere, purtroppo, dagli esami condotti sullo scheletro ritrovato a Milano. Gli esami sui resti sono ancora in corso e la correlazione tra questi e la carta d'identità di Umberto Barresi è ancora da accertare.

Cristina Cattaneo

La dottoressa Cattaneo lavora presso il Labanof, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense di Milano. Il suo nome è noto alle cronache per aver partecipato alle indagini sul caso di Yara Gambirasio e per aver tracciato il profilo del suo omicida in base alle ferite riportate. Negli ultimi anni ha dimostrato il suo impegno per ricostruire l'identità dei migranti morti nel Mediterraneo, in una missione che ella definisce medicina legale umanitaria. Alla sua esperienza, dunque, è affidato il compito di fare luce sul ritrovamento dello scheletro a Milano e sulla correlazione tra i resti e la carta d'identità di Umberto Barresi