È a Napoli che questa volta si insinua una possibile tragedia, che per fortuna è stata bloccata per tempo dalle forze dell'ordine del posto. Nella regione campana la polizia e i carabinieri stavano svolgendo delle indagini antiterroristiche quando sono emerse delle congetture pericolose, che dopo un serie di approfondimenti, sono state valutate realistiche. Scatta così la paura e il piano meticoloso per bloccare l'aggressore, soprattutto per capire da chi provenisse l'ordine di un tale gesto e perché.

Gettarsi fra la folla con un'auto: i metodi utilizzati dai terroristi

All'uomo, di origine africana, era stato chiesto di gettarsi con l'auto contro una folla di passanti. Un gesto che avrebbe determinato la morte di moltissime persone e sicuramente molti feriti. Per non parlare che da cosa nasce cosa e sicuramente, un'azione del genere, avrebbe aumentato la paura nei confronti dello straniero, proprio come è capitato in altre regioni europee colpite dall'ultima moda dei terroristi; lanciarsi su una folla con un mezzo di trasporto.

Dopo l'interrogatorio è emerso che l'azione terroristica gli era stata chiesta, quindi l'idea di uccidere, ferire e terrorizzare non era partita da lui bensì da qualcun'altro.

Ma chi? È a questa domanda che ora cercheranno di dare risposta le forze dell'ordine campane. Il suo nome è Alagie Touray, nato il 10 dicembre del 1996, ed era sbarcato nel porto di Messina, in Sicilia, con altri compaesani il giorno 22 marzo 2017. Era da più di un anno che il ragazzo aveva chiesto asilo politico, senza ricevere una risposta.

La sua pratica era ancora in fase di valutazione da parte dell'ufficio immigrazione di Napoli. È forse stato questo fattore a determinare la volontà di farsi coinvolgere con altri criminali, in un atto terroristico? La risposta forse non l'avremo mai. Sta di fatto che gli agenti lo hanno bloccato all'uscita di una moschea, con la prova schiacciante fra le mani: un video in cui il ragazzo giurava fedeltà ad Al Baghdadi, il califfo dei terroristi.

Le dichiarazioni online

Non è solo il video che getta negli occhi delle forze dell'ordine degli interrogativi, ma anche una chat di Telegram, in cui l'uomo diceva di essere in "missione" chiedendo di pregare per lui. Il fermo è scattato il 20 aprile, il giudice, alla luce dei fatti, ha emesso un'ordinanza cautelare. Nel corso dell'interrogatorio avrebbe dichiarato che non avrebbe mai compiuto un gesto simile.