In seguito agli attacchi con gas chimici di Douma, verificatisi una settimana fa, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che Francia e Gran Bretagna sono intervenute, in stretto raccordo con gli USA, attuando una serie di rappresaglie in Siria. "Il nostro obiettivo”, ha dichiarato in un discorso televisivo tenuto a Washington alle 22:00, ora italiana, “è distruggere ogni possibilità della Siria di utilizzare armi chimiche", ed ha aggiunto: "Andremo avanti quanto basta per sventare queste possibilità".

Il ruolo dell’Italia

Poco dopo, il premier britannico Theresa May da Londra ha confermato: "Non c'era alternativa all'uso della forza".

Una nota diffusa ai media dalla stessa May afferma: "Abbiamo ordinato alle forze britanniche di condurre attacchi mirati e coordinati”, al solo scopo di “ridurre il potenziale armamento chimico e scoraggiarne l’uso da parte del regime siriano". Ma in che posizione si pone l’Italia in questa delicata circostanza?

Disponendo di due basi militari strategiche, dislocate a nord e sud del nostro territorio, l’Italia non potrà esimersi dal fare la sua parte, pur non dando supporto militare diretto. In base ai trattati internazionali, infatti, è obbligata a concederne l’uso agli alleati, favorendo le missioni esplorative, preliminari ad un eventuale attacco.

Massima allerta a Sigonella

Attualmente la Base di Sigonella si trova in stato di massima allerta.

Le operazioni militari in Siria hanno imposto l’incremento delle misure di sicurezza, rendendo impraticabili gli accessi al territorio, situato nella zona sud di Catania. In questa prima fase, tuttavia, il ruolo di Sigonella rimane limitato, le prime partenze di velivoli si sono verificate nel corso della nottata, dirette in particolare ad attaccare un centro di ricerca scientifica della capitale, un sito di stoccaggio per armi chimiche a Ovest di Homs e un posto di comando, nei pressi del sito.

il Segretario alla Difesa Usa,James Mattis, nel corso di una conferenza stampa al Pentagono, assieme al capo di stato maggiore, Joseph Dunford, ha dichiarato: "Gli obiettivi presi di mira sono collegati al programma di armi chimiche predisposto dall'esercito siriano”. La Russia, preso atto dell’avvenuto attacco, ha minacciato conseguenze sul piano internazionale, senza tuttavia chiarire come intenda rispondere alla serie di rappresaglie.