Il caso assurdo, estremo, racconta le condizioni di povertà delle famiglie italiane. L'ha raccontato 'Il Corriere della Sera': una storia che potrebbe capitare a chiunque nell'Italia della precarietà, del lavoro selvaggio e del welfare che non c'è. A Torino un uomo di 39 anni è costretto a vivere in auto con la moglie e i tre figli piccoli. Gli 'ingredienti' fondamentali per assicurare una vita dignitosa alla sua famiglia, in questa realtà sono venuti meno: prima ha perso il lavoro, poi la casa. E ora l'auto, tutto ciò che ha, è diventata l'unico rifugio per cinque persone.

Disagio totale e disperazione

Ultimo lavoro di Alessandro R., il magazziniere. Ma la ditta è fallita e ha mandato obbligatoriamente a spasso i suoi dipendenti, tra i quali il giovane papà di tre figli. Sono piccoli, hanno 4 e 2 anni, l'ultimo è un neonato: ha appena cinque mesi. Scaricato dall'azienda con mesi di stipendio non pagati, Alessandro ha perso anche la casa non essendo più in grado di sostenere le spese ordinarie: l'affitto, le bollette, i costi della spesa per mangiare. La scelta di accamparsi in auto in strada nel quartiere borgo Vittoria a Torino è diventata obbligata. Non c'erano altre soluzioni praticabili di fronte ai paradossi di questo sistema. Per assegnargli una casa, Comune e servizi sociali chiedono ai richiedenti che abbiano un reddito.

L'ha raccontato la moglie Alessandra evidenziando il fatto che loro ovviamente un reddito non lo hanno, e non si sarebbero rivolti alle istituzioni se non si fossero trovati senza più nulla e in mancanza di una via d'uscita. Nell'auto che è diventata la loro casa, vivono da giorni in uno stato di totale precarietà che si associa spesso alla disperazione.

Finora l'unica nota di speranza è stata la generosità di altri cittadini: si è attivata una rete spontanea di solidarietà. Qualcuno porta generi alimentari e di prima necessità, oppure dà alla famiglia piccoli contributi economici. Ma, senza nulla togliere alla nobiltà dei gesti condivisi da tanti tra sentite parole di incoraggiamento, quanto potrà andare avanti così la famiglia?

L'appello nella morsa della povertà

"Le stiamo provando tutte, ma rischiamo di doverci arrendere. Ridateci la nostra dignità, prima che si faccia tardi": l'appello accorato è di Alessandra. La coppia è pronta a tutto, ad adattarsi a fare qualsiasi tipo di lavoro pur di recuperare una condizione di vita accettabile, base necessaria per restituire ai tre bambini l'infanzia che gli spetta e assicurargli una crescita normale. La coppia ha distribuito curricula in ogni dove, ma finora non ha ricevuto risposta. E ci sono emergenze da risolvere: "I bambini hanno fame", lamenta la mamma. I bimbi non hanno nemmeno un letto dove riposare. Finora, per qualche notte, la famiglia si è arrangiata in una struttura gestita da suore dove è stata ospitata.

Ma anche questa è stata solo una soluzione temporanea. Serve una casa. E pensare che Alessandro si è sempre adattato a fare tutti i lavori: corriere, volantinaggio, magazziniere. Ma il mercato del lavoro fino ad oggi l'ha sempre 'punito'. Tra i palazzi della politica e il paese reale ci sono distanze abissali. Secondo il Centro studi Unimpresa la povertà in Italia è in aumento: le persone in stato di difficoltà o disagio economico nel 2017 sono diventate quasi 10 milioni. Praticamente gli abitanti di uno stato nello stato. Mentre a due mesi dalle elezioni manca ancora un governo, ci sono cittadini come il 39enne di Torino, totalmente espulsi dal sistema che scontano sulla loro pelle le conseguenze di una crisi globale.