In Scozia una vera e propria scena dell’orrore in sala parto, una tragedia ai limiti dell'umano di cui la sfortunata protagonista è stata Reina Natalia Valazquez, una giovane donna di trent'anni che, a sole 22 settimane dal concepimento, si era recata d'urgenza al Ninewells Hospital per partorire. Il bambino si trovava in posizione podalica, con il sedere sulla cervice al posto della testa e i piedi vicino al capo: per questo la ginecologa avrebbe dovuto effettuare un parto cesareo, ma così non è stato.
Testa mozzata
La dottoressa Vaishnavy Laxman, mentre teneva i piedi del bimbo, ha esortato la partoriente "spingere" ma, dopo che la testa del bambino si era incastrata nella cervice, la ginecologa ha fatto delle manovre brusche e dolorose per la donna, tirando il bambino con sufficiente forza da decapitarlo: tirato fuori il corpo del piccolo, il capo era ancora nel ventre della madre.
La dottoressa si è subito scusata con la donna per l'accaduto senza spiegare cosa fosse successo. La mamma del neonato ha capito tutto solo quando il medico le ha specificato che si sarebbe dovuta sottoporre ad un parto cesareo per estrarre la testa del suo bimbo: la sua immediata reazione è stata un feroce urlo di sconcerto e panico.
In seguito all'avvenuto taglio cesareo, con conseguente procedura di estrazione del capo, la dottoressa ha provveduto a ricucirlo al corpo del piccolo e organizzare un funerale dignitoso. Il padre, che al momento non era in sala parto, stava comprando dei pannolini per il figlio e, rientrato in ospedale e vista la moglie in lacrime, ha appreso l'accaduto. I due hanno subito deciso di denunciare i medici che hanno operato sulla madre.
Le ripercussioni
La ginecologa è finita in processo per la morte del bimbo. In aula la mamma ha dichiarato che non ha l'intenzione di perdonare la dottoressa, anche dopo che l’avvocato ha letto l'ammissione di colpa della Laxman, affermando che sapeva benissimo di dover praticare sulla donna un parto cesareo e non ordinario, ma che avrebbe scelto quello naturale per non far soffrire la partoriente e affrontare il parto nel modo più "sereno" possibile.
La Laxman ha anche aggiunto di essere consapevole che le sue parole non serviranno ad alleviare il dolore di Reina e che, comunque sia, la scelta del parto è stata fatta di cuore per il bene della madre del bimbo defunto.
I genitori comunicano di aver denunciato i medici e l’ospedale non solo per fare giustizia ma anche per evitare che eventi del genere possano verificarsi nuovamente in futuro.