Si chiamava Robert Haggarty il 49enne turista britannico che ha perso la vita, in Veneto, lanciandosi da quasi 3000 metri con una tuta alare. Un'altra morte legata ad uno sport estremo, il base jumping, con cui si sfidano le cime più elevate buttandosi nel vuoto solo con la tuta alare e aprendo solamente molto più in basso il paracadute. La vittima sarebbe la prima di quest'anno nella Regione ed ha trovato la morte gettandosi da Cima della Busazza, zona Agordino, che è situata a 2.894 metri di altezza tra i monti del gruppo del Civetta. Prima della disgrazia l'uomo aveva preso alloggio al Rifugio Monti Pallidi di Canazei con 25 amici.
Due testimoni oculari, anch'essi amanti degli sport d'alta quota, avrebbero raccontato che Haggarty si sarebbe lanciato dal bordo spigoloso della cima ed è riuscito ad aprire il paracadute, ma, nonostante ciò si è schiantato solo 200 metri dopo. La dinamica dell'incidente comunque al momento appare poco chiara. Anche le operazioni per il suo recupero sono state difficoltose: i soccorritori alpini di Belluno hanno, infatti, dovuto faticare dal momento che la tragedia è avvenuta in un luogo difficilmente raggiungibile e il maltempo ha peggiorato le operazioni. Un elicottero ha poi raggiunto il luogo e il corpo del 49enne è stato trasportato nel rifugio più vicino.
Un tragico elenco di base jumper deceduti
Il base jumper britannico è l'ennesimo sportivo che trova la morte praticando questa disciplina estrema e molto pericolosa. Negli ultimi anni sono state diverse le vittime del base jumping soltanto sulle Dolomiti venete. L'anno scorso, a luglio, era morto il chirurgo austriaco Siegfried Schenk, 48enne, che si era lanciato da Punta Tissi, sempre sullo stesso gruppo montuoso.
Solo un mese dopo si è di nuovo sfiorata la tragedia: un uomo, gettatosi dalle Tre Cime di Lavaredo, ha rischiato di fare la stessa fine dello sportivo inglese. Sotto gli occhi di sua moglie, scioccata per il terrore, era caduto in un ghiaione nonostante l'apertura del paracadute e fortunatamente se l'era cavata con ferite e contusioni.
Nonostante i numerosi incidenti, lo sport estremo si sta diffondendo. Ancora, si può ricordare la vicenda del 28enne base jumper Armin Schmieder, di Merano, che precipitò nell'agosto di due anni fa dopo essersi lanciato con la sua tuta alare sull'Alpschelehubel, nel Cantone di Berna. Quattro giorni dopo è morto il 29enne Uli Emanuele, altoatesino, e dopo di lui il 31enne Alexander Polli. Tutti alla ricerca del brivido, di una scarica di adrenalina che spesso vale il prezzo di una vita.