Liliana Segre, nominata lo scorso gennaio senatrice a vita dal Presidente Mattarella, ha tenuto un discorso nel giorno della fiducia al governo Conte dichiarando la sua ferrea volontà di opposizione alla promulgazione di eventuali leggi speciali contro i rom. Infine, ha preferito astenersi dal voto di fiducia al governo, promettendo che ne avrebbe valutato attentamente l’operato senza pregiudizi.

Il discorso di Liliana Segre

La senatrice Segre ha iniziato il suo primo discorso ringraziando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha quindi mostrato il terribile “tatuaggio” che porta sull’avambraccio, ricordo di Auschwitz.

Un lungo ed emozionato applauso in aula è seguito a questo gesto forte.

La senatrice ha continuato presentando un breve, ma molto toccante, excursus della sua vita. Ha poi ricordato la presenza nei campi di concentramento non solo degli appartenenti al popolo ebraico, ma anche altre minoranze, tra cui i rom e i sinti, ricollegando la memoria del suo passato, che non deve finire nell’oblio, alla situazione Politica attuale.

La Segre ha affermato la sua volontà di opposizione forte e ferma a qualsiasi tentativo di promulgare delle leggi speciali contro le minoranze nomadi italiane, certamente preoccupata dalla campagna elettorale di Matteo Salvini, in cui più volte aveva ribadito la volontà di usare le “ruspe” contro i campi rom.

La risposta di Matteo Salvini

La breve risposta del ministro Matteo Salvini ha sottolineato l'infondatezza delle paure della senatrice. Il neo ministro dell'interno ha infatti dichiarato di non avere nessuna intenzione di proporre leggi speciali contro i nomadi, ma di avere l'obiettivo di far rispettare le leggi normali anche al popolo rom, a cominciare dalla tutela dei minori sfruttati per lavoro.

Il peso morale della Segre

Per comprendere la forza della portata emotiva dell’intervento in aula della senatrice Segre, è imprescindibile un breve excursus sulla sua intensa vita.

Liliana era parte di una famiglia ebraica che risiedeva a Milano. All’età di 8 anni fu costretta ad abbandonare gli studi a causa delle leggi razziali del 1938.

Dopo aver cercato di fuggire in Svizzera, venne arrestata a 13 anni insieme al padre. Fu incarcerata per circa 46 giorni prima di essere deportata al campo di concentramento di Auschwitz. Non rivedrà mai più suo padre, imprigionato con lei.

Fu impiegata nel lavoro forzato per un anno, per poi essere nuovamente trasferita, nel 1945, attraverso la marcia della morte al campo di Malchow, dove avvenne la liberazione dall’Armata Rossa il 1⁰ maggio. Liliana è tra i 25 sopravvissuti tra i 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz.

Per molti anni, la donna non volle parlare della terribile esperienza vissuta sotto il regime nazi-fascista. Poi, fece della diffusione della memoria la propria missione di vita, ricevendo nel 2008 dall'Università di Trieste la laurea honoris causa in Giurisprudenza e nel 2010 quella in Scienze pedagogiche da parte dell'Università degli Studi di Verona.

A gennaio del 2018, Liliana Segre fu nominata da Sergio Mattarella senatrice a vita per aver dato lustro all’Italia con altissimi meriti in campo sociale.