Due cani, Bobo e Lea, nella notte tra sabato e domenica sono stati bruciati vivi ad Albaredo per San Marco, piccolo centro di trecento anime in Valtellina. I proprietari, al mattino, hanno trovato il piccolo capanno di legno - che fungeva da cuccia - incenerito, con i resti dei poveri animali. Si pensa che, qualcuno, infastidito dal loro abbaiare, abbia deciso di "firmare la loro condanna a morte" appiccando un incendio.

Gesto ignobile e crudele

Andrea Ravelli e la moglie Marzia Tarabini, i proprietari dei cani - uno spinone maschio di 4 anni (Bobo) ed una femmina di segugio italiano di 6 anni (Lea) - sono sconvolti ed indignati: non possono credere che qualcuno abbia potuto compiere un gesto tanto ignobile e crudele.

Vivono in un paesino in provincia di Sondrio, a due passi dal Parco delle Orobie Valtellinesi, dove tutti conoscono tutti e dove le giornate trascorrono tranquille, lontane dalla "follia del mondo moderno". Ed invece, proprio qui tra i «barilot» (così si chiamano, in dialetto, gli abitanti di Albaredo) si nasconde il freddo killer dei cani, capace di dar fuoco a due animali colpevoli di abbaiare troppo.

La denuncia

I padroni di Lea e Bobo hanno deciso di denunciare quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica. Ieri, dunque si sono recati dai carabinieri e hanno contattato l'Enpa di Sondrio. I coniugi hanno spiegato: "Il box in cui i cani trovavano riparo sorgeva sopra l’abitato di Albaredo: la casa più vicina era a 200 metri, la strada a circa 150 metri.

Abbiamo scoperto il box bruciato poco dopo le 5.30 di domenica mattina, ma sappiamo con certezza che alle 2,30 non c'era alcun segno di incendio".

Dai primi rilievi effettuati dai carabinieri della compagnia di Sondrio è emerso che chi ha appiccato il fuoco ha cosparso la struttura in legno con diversi litri di combustibile.

L'incendio è stato molto intenso ed ha danneggiato anche il vicino orto ed alcune piante da frutto.

Il messaggio sui social

Nella speranza che qualcuno si faccia avanti, Marzia Tarabini ha deciso di scrivere sui social un lungo post, subito diventato virale. La proprietaria dei due cani ha scritto: "Credi che le persone abbiano un cuore, un'anima ed una coscienza e, nonostante nel mondo capitino, quotidianamente, cose atroci, sei convinto che nel tuo piccolo queste cose orribili non succederanno.

Fino a quando, una domenica mattina, fai una dolorosa scoperta: una mano ignota ed ignobile, nottetempo, ha bruciato vive due creature colpevoli di un unico errore: abbaiare. D'altra parte, Bobo e Lea erano due cani". "I due animali" ha continuato commossa la donna "non hanno avuto via di scampo. E, come succede spesso in queste situazioni, nessuno ha visto o sentito nulla".

Marzia Tarabini è convinta che chi abbia commesso una meschinità del genere non possa considerarsi né una persona né una bestia. Definire bestia chi compie un gesto tanto crudele, infatti, sarebbe un'offesa per i suoi cani perché le bestie uccidono solo per difesa o per fame. Non per cattiveria gratuita. Il lungo messaggio si conclude con parole durissime: "Mi auguro che, ora che Lea e Bobo non ci sono più, sarà la loro coscienza a non lasciarli dormire".