Sei anni fa, il 6 agosto del 2012, il Rover Curiosity, costruito e mandato sullo spazio dalla NASA, atterrò su Marte. Viaggiò per otto mesi, e per gli anni successivi lavorò con l’unico obiettivo di trovare composti organici nel pianeta rosso. Risale agli ultimi anni ’70 la notizia che su Marte non era stato trovato nessun indizio che potesse far pensare alla vita sul pianeta o a molecole organiche, che rappresentano la “base” su cui poi si formano le forme vitali. L’assenza di queste molecole sconvolse gli animi. Dopo circa 40 anni, con un primo studio approfondito fondato sui dati che il Rover Curiosity ha fornito di qualche campione di terreno marziano, sono arrivate le prove che i dati del 1970 non erano del tutto esatti.
L'esperimento del rover
Jennifer L. Eigenbrode, del Goddard Space Flight Center della NASA, ha condotto le ricerche. I materiali analizzati sono per lo più rocciosi, e sono stati recuperati dai crateri di Gale, Mojave e Confidence Hills, dove le rocce hanno circa tre miliardi di anni (il primo di questi tre crateri ospita le caratteristiche più rilevanti, livelli decisamente alti di zolfo che si crede possano far pensare a materia organica).
Il Rover Curiosity presenta una strumentazione particolarmente avanzata che consente di effettuare esperimenti di vario tipo. Una volta estratti i campioni, il Rover ha surriscaldato il materiale, facendo raggiungere temperature molto elevate e analizzando le molecole che rilasciava durante il processo.
Il risultato è stato quello di aver riscontrato un gran numero di molecole che richiamano la composizione rocciosa della Terra (3-metiltiofene, tiofene e metantiolo fra le principali).
Metano nell'atmosfera
Questi i dati del primo studio. Nel secondo studio, invece, condotto da Christopher Webster del California Institute of Technology a Pasadena, viene analizzata l’atmosfera di Marte, in particolare i cambiamenti nel corso di 55 mesi terrestri (che corrispondono a 3 anni del pianeta rosso).
I dati del metano sono quelli che colpiscono di più, infatti la sua concentrazione nell’atmosfera oscilla costantemente. La questione che, però, sempre relativa al metano, insospettisce maggiormente gli studiosi, è la sua origine. Si pensa che sia racchiuso nel sottosuolo marziano, ma non abbiamo ancora la certezza. In ogni caso, dopo le scoperte di Curiosity gli astronomi hanno una base solida da cui partire per affrontare studi e riflessioni sulla vita nel pianeta rosso.