Una vera e propria caccia all’uomo ha interessato Aprilia durante la notte tra sabato e domenica. Un marocchino di 34 anni è morto, in circostanze ancora da chiarire, dopo essere stato inseguito in auto da tre italiani che lo ritenevano un ladro e che lo hanno picchiato, dopo che la vettura è finita fuori strada.

I due aggressori, entrambi quarantenni, sono stati indagati per omicidio preterintenzionale, ossia per aver causato involontariamente con il proprio comportamento violento la morte del presunto ladro.

Tutto è cominciato quando una Renault Megane con targa straniera è stata avvistata da un gruppo di cittadini, verso le due in via Guardapasso, una strada della periferia della cittadina, mentre si aggirava in modo sospetto.

Una caccia al ladro finita improvvisamente in tragedia

I presenti, però, non si sono limitati a chiamare il 112, per denunciare i presunti ladri, ma tre di loro – tutti quarantenni – hanno voluto anche pedinare l’auto sospetta che, visto l’insolito movimento in quella stradina, ha fatto inversione di marcia ed è fuggita via.

Ne è nato un inseguimento durato per pochi minuti e conclusosi quando la Megane, dopo aver imboccato via Nettunense, è finita fuori strada ed ha colpito un muro. Come mostrano anche i filmati delle videocamere dei negozi in zona, il conducente si è subito dileguato, mentre l’immigrato 34enne è stato raggiunto dai due italiani, che gli hanno sferrato qualche calcio e pugno.

Poco dopo l’uomo è morto, sarà l’autopsia a stabilire se a causa delle conseguenza delle percosse ricevute o per i traumi riportati nell’incidente in auto, come sostengono i legali dei due uomini, entrambi incensurati.

Si cerca di ricostruire nei dettagli la dinamica dell’aggressione

Nel frattempo la polizia ha trovato all’interno della Megane degli attrezzi da scasso nascosti in uno zaino.

Questa scoperta dimostrerebbe quanto fossero reali i timori di chi pensava di trovarsi davanti ad un gruppo di ladri. Il nordafricano morto aveva avuto in passato dei problemi con la legge per la contraffazione di documenti.

Dalla visione dei filmati, ripresi dalle telecamere della zona, non risulta che durante l’inseguimento un’auto abbia speronato l’altra o l’abbia mandata di proposito a finire contro il muretto, ma che la macchina, con a bordo la vittima, abbia sbandato da sola.

All'arrivo dei carabinieri un aggressore era ancora sul posto, mentre il secondo si è costituito poco dopo, quando ha saputo di essere al centro delle indagini. Il terzo uomo presente nell’auto non è stato oggetto di nessuna indagine perché non ha partecipato all’aggressione ed è stato tra i primi a chiamare la polizia.

Durante i primi interrogatori uno dei due accusati ha detto di essersi limitato a difendersi e di averlo colpito, solo quando il marocchino ha improvvisamente messo le mani del marsupio, temendo la presenza di un’arma. Ora gli inquirenti vogliono riuscire a comprendere il grado di violenza dell’aggressione e se questa abbia contribuito effettivamente a peggiorare lo stato di salute delle protagoniste.