Il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018”, realizzato da 'Save the children' in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, punta il dito contro un nuovo fenomeno che si è rapidamente diffuso in Italia, soprattutto alla frontiera di Ventimiglia. Si tratta del cosiddetto “survival sex”: ne sono vittime ragazze spesso minorenni, provenienti soprattutto dai Paesi delle diverse nazioni dell’Africa sub-sahariana e dal Corno d’Africa. Queste giovani donne vengono spinte a prostituirsi per poter così raccogliere il denaro richiesto dai passeurs per attraversare il confine con la Francia, pagando una somma dai 50 ai 150 euro per un viaggio in auto, o più semplicemente per procurarsi del cibo e un tetto per la notte.

In cerca di un ricongiungimento con la famiglia

Come ha spiegato Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children, il fenomeno riguarda soprattutto i minori migranti non accompagnati, che cercano di valicare la frontiera nel Nord Italia per raggiungere i familiari che già vivono oltralpe. Si tratta di ragazzi altamente esposti al rischio di sfruttamento e abuso da parte di malintenzionati, che si trovano a vivere in contesti di degrado e grande promiscuità.

Una situazione che rimane in larga parte sommersa, se si considera che secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità, nel 2017 sono state messe sotto protezione solamente 200 vittime minorenni (di cui 196 ragazze), comunque quasi il doppio dell’anno prima.

Tra le più sfruttate sicuramente le nigeriane (il 93% del totale), seguite dalle rumene; ma, come detto, in molti sfuggono ad ogni controllo da parte delle autorità italiane.

Situazioni critiche anche a Bardonecchia e al Brennero

Inoltre si registra un altro aspetto preoccupante: l’abbandono da parte dei minori delle strutture di accoglienza in cui erano stati sistemati.

Allo scorso 31 maggio si contavano 4.570 ragazzi, ormai irreperibili in Italia. In questo modo i giovani (soprattutto eritrei, somali, afgani, egiziani e tunisini) diventano invisibili per le forze dell'ordine e possono più facilmente cadere vittima di soprusi.

Un caso particolare, come detto, è quello di Ventimiglia dove, dopo lo sgombero nel 2018 di un accampamento abusivo lungo il fiume Roja, gli operatori di Save the children e di altre associazioni hanno rilevato l’aumento dei minorenni in strada.

A questi ragazzi sono offerti beni di prima necessità, l’assistenza legale e una connessione internet per poter cercare di ricongiungersi con i parenti.

La situazione è in continua evoluzione: negli ultimi mesi, ad esempio, si è registrato un notevole aumento di eritrei. Altre aree di confine a rischio, secondo il rapporto, sono quelle di Bardonecchia e del Brennero.

La piaga dello sfruttamento della prostituzione

Ma agli episodi sporadici e finalizzati a racimolare i soldi per andare via, si aggiunge anche lo sfruttamento sistematico delle ragazze nigeriane e rumene, spesso indotte a fingersi maggiorenni per sfuggire ai controlli. A volte queste giovani donne sono reclutate dai malavitosi direttamente all’esterno dei Centri di accoglienza straordinari.

Molto più frequentemente le vittime sono già avviate al loro destino con l’inganno nei loro paesi d’origine: per pagarsi il viaggio che le porterà in Italia, saranno poi costrette dai loro accompagnatori a prostituirsi. Gli aguzzini utilizzeranno in seguito le minacce di ritorsioni contro i familiari, oppure arriveranno a eseguire riti voodoo o juju per schiavizzare le loro vittime. Analoga la situazione per le minorenni rumene che provengono dalle aree più povere del Paese come la Moldova e la Muntenia.

Un altro aspetto considerato dal lungo rapporto è quello del lavoro minorile che coinvolge principalmente le grandi città come Roma o Torino e che riguarda soprattutto ragazzi egiziani, assunti in nero e sottopagati da autolavaggi, pizzerie, fruttivendoli e negozi di kebab.