'Lesa la dignità della persona ed il diritto di un minore ad un ambiente sano, ad una famiglia, ad un'istruzione e ad uno sviluppo armonioso'. Con questa motivazione, i giudici del Tribunale di Palermo hanno stabilito un risarcimento di 2,2 milioni di euro a Francesca Castellese, madre di Giuseppe Di Matteo, ed al fratello, Nicola Di Matteo. Il ragazzino, figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, venne rapito nel 1993 quando aveva poco meno di 13 anni. Dopo oltre due anni di prigionia, venne ucciso ed il suo corpo fu sciolto nell'acido.
Una provvsionale di 400 mila euro è stata già versata in favore della mamma e del fratello. Il risarcimento è stato addebitato al pentito Gaspare Spatuzza, a Luigi Giacalone, Cristoforo Cannella, Benedetto Capizzi, Francesco Giuliano e Giuseppe Graviano, quest'ultimo capo del mandamento di Brancaccio. Ovviamente, essendo tutti sequestrati i beni dei suddetti condannati, il denaro sarà attinto dal fondo speciale dello Stato destinato alle vittime di mafia.
Il sequestro e l'omicidio
Giuseppe Di Matteo fu rapito il 23 novembre del 1993 in un maneggio di Piana degli Albanesi, il gruppo di mafiosi agiva su ordine di Giovanni Brusca che all'epoca era latitante e boss di San Giuseppe Jato. In base alle successive deposizioni del pentito Gaspare Spatuzza, i rapitori si travestirono da agenti della Direzione Investigativa Antimafia.
A qualche settimana di distanza, giunsero messaggi evidenti nei confronti della famiglia che indicavano un sequestro finalizzato ad interrompere la collaborazione del padre Santino con la giustizia. Dopo un momento di sconforto iniziale, però, Di Matteo non si sarebbe piegato al ricatto e non avrebbe ritrattato le sue rivelazioni sulla strage di Capaci e sull'omicidio dell'esattore Ignazio Salvo.
Nel momento in cui Brusca venne condannato all'ergastolo per l'omicidio Salvo, per vendetta ordinò l'uccisione del ragazzo. Giuseppe Di Matteo, ormai debilitato dalla lunga prigionia, venne strangolato ed il suo cadavere fu sciolto nell'acido per cancellare ogni traccia. Era l'11 gennaio del 1996, Giuseppe non aveva ancora compiuto 15 anni, dal sequestro erano trascorsi 25 mesi.
Esecutori materiali del delitto furono Enzo Salvatore Brusca, Giuseppe Monticciolo e Vincenzo Chiodo. Per il sequestro e l'omicidio vennero poi condannati oltre un centinaio di uomini di Cosa Nostra tra cui i boss Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro. Lo scorso anno questa vicenda che, all'epoca, sconvolse l'opinione pubblica, è stata ripresa nel film 'Sicilian Ghost Story', coproduzione italo-franco-svizzera diretta da Fabio Grassadonia ed Antonio Piazza.