Le indagini delle forze dell'ordine si sono chiuse con numeri impressionanti: 270 mila prosciutti sequestrati (per un valore di quasi 30 milioni di euro) e 103 indagati (tra impiegati ed ispettori). E' stata aperta un'inchiesta su una presunta attività di associazione a delinquere in quel di Pordenone, riguardante il caso di diversi falsi capi di prosciutto San Daniele Dop. Gli accusati avrebbero avuto intenzione di vendere i prosciutti in questione, camuffandoli in maniera mendace come Dop. Una vasta operazione sulla criminalità legata all'agroalimentare che nel futuro prossimo potrebbe portare a decine di arresti per i soggetti coinvolti in tale attività illecita.

Falsi prosciutti San Daniele Dop: i reati contestati

Sono numerosi i reati contestati agli accusati per l'importo in commercio di migliaia di falsi capi di prosciutto presentati come San Daniele con tanto di marchio Dop. Tra gli indagati risultano esservi numerosi impiegati del macello di Aviano, ispettori del Consorzio di tutela ed allevatori. E' stato decretato il sequestro di 270 mila capi di prosciutto per un valore di 27 milioni di euro.

A Pordenone, le indagini sono state condotte con la collaborazione tra l'Icqf e i Nas. L'inchiesta non è proprio recente, in quanto ha avuto inizio nel 2016. Come ricorda Il Fatto Alimentare, tutto è iniziato con la scoperta di un falso documento abbinato ad un lotto di cosce di suino, che sarebbero state usate per produrre il San Daniele. Proprio tale evento aveva acceso la miccia che ha poi fatto partire le indagini, culminate, appunto, con il sequestro di migliaia di capi e con il dissequestro (con opportuna smarchiatura) di salumi venduti anch'essi come Dop.

I prezzi dei capi in questione sono stati inoltre ridimensionati.

Le ipotesi della Procura

Secondo le ipotesi della Procura, gli indagati avrebbero avuto in mente ulteriori truffe atte ad ottenere un contributo economico pari a 400 mila euro, relativo al piano di sviluppo rurale della Comunità europea. Un altro (ed insano) progetto dei protagonisti di questa triste vicenda, sarebbe stato l'incasso di ulteriori contributi pari a più di 500 mila euro. Indagini queste, parallele a quelle della Procura di Torino. Qui infatti sono emerse simili ipotesi di reato riguardanti in tal caso il Prosciutto di Parma Dop. Altre condotte contestate dalle forze dell'ordine riguarderebbero inoltre la commercializzazione di carne suina con intestazione 'Aqua'.