Vestita di un abito coloratissimo e col capo coperto da un hijab rosso, con un’espressione provata siede su una poltrona accanto alla foto di un uomo in tuta mimetica. Non è una donna saudita come le altre, è Alia Ghanem, la madre di Osama Bin Laden, che per la prima volta accetta di parlare alla stampa e in un’intervista rilasciata al giornalista Martin Chulov, del quotidiano inglese The Guardian, racconta di come suo figlio, da brillante studente di economia, sia diventato il fondamentalista islamico più ricercato al mondo.

L’intervista

Fino ad ora, la famiglia Bin Laden aveva sempre evitato i contatti con i media, sia per reticenza nei confronti di un argomento delicato e complesso da affrontare, sia per l’opposizione della famiglia reale saudita, che non si era mai espressa a favore di un incontro tra una delle famiglie più ricche e note dell’Arabia Saudita e i giornalisti.

Poi, a giugno, Martin Chulov, giornalista esperto di Medio Oriente e terrorismo, è riuscito ad ottenere un’autorizzazione per intervistare Alia Ghanem nella sua casa a Jeddah, città saudita sul Mar Rosso. Chulov ha incontrato anche gli altri due figli di Ghanem, Ahmad e Hassan, e il suo secondo marito, Mohammed al-Attas. Nella stessa stanza c’era anche una funzionaria del governo saudita che si è limitata a presenziare all'incontro, senza interferire in alcun modo con l’intervista, che ha riguardato la storia di Osama Bin Laden dall'infanzia ai suoi studi, dalla radicalizzazione alla sua uccisione ad Abbottabad, in Pakistan, il 2 maggio 2011.

Le parole di Alia Ghanem

Osama Bin Laden nacque il 10 marzo 1957 a Riyad, in Arabia Saudita.

Nato da una donna proveniente da una famiglia alawita di Latakia, in Siria, e da un ricco uomo d’affari, dopo essersi iscritto alla King Abdulaziz University di Jeddah, dove studiò economia, Bin Laden iniziò ad essere influenzato dalle idee di personalità quali Abdullah Azzam, membro dei Fratelli Musulmani, e iniziò a radicalizzarsi.

“Osama fu un bravissimo ragazzo, le persone all’università lo cambiarono, divenne un uomo diverso”, racconta la donna che, come spiega uno dei suoi figli, sembra non aver mai accettato l’idea che suo figlio fosse diventato un jihadista.

La radicalizzazione di Osama bin Laden

Nei primi anni Ottanta combatté in Afghanistan contro l'occupazione dei russi, iniziata nel 1979, ottenendo stima e rispetto da parte del governo saudita e di tutti coloro che lo conoscevano.

In seguito divenne mujahidin. I suoi familiari raccontano di averlo visto per l’ultima volta a Kandahar, in Afghanistan, nel 1999, un anno dopo gli attentati di Al Qaida alle ambasciate americane in Kenya e in Tanzania. In quel periodo, Osama Bin Laden era già considerato come uno dei principali obiettivi dell'antiterrorismo mondiale, ma la famiglia non immaginava ciò che sarebbe successo di lì a poco. La notizia dell'attacco alle Torri Gemelle, dell'’11 settembre 2001 li sconvolse particolarmente. I fratelli raccontano di aver provato vergogna e parte della famiglia, che si trovava all’estero, rientrò in Arabia Saudita. Suo fratello Hassan ha commentato: “Sono orgoglioso di lui come fratello maggiore, mi ha insegnato molto, ma non sono orgoglioso di lui come persona”.

Hamza Bin Laden

L’attenzione, adesso, si focalizza su Hamza Bin Laden, il figlio minore di Osama, che sembrerebbe aver intenzione di vendicare il padre. Già membro dell'organizzazione di al Qaida, attualmente guidata da Ayman al Zawahiri, Hamza è stato inserito nell'elenco dei terroristi più pericolosi redatto dagli Stati Uniti lo scorso anno. Alia ha ammesso che, se avesse il ragazzo davanti, non esiterebbe a dirgli: “Non seguire i passi di tuo padre”.