L'associazione culturale locale "Brindisi e le Antiche Strade", con sede nello stesso comune capoluogo e presieduta da Rosy Barretta, ha lanciato ieri l'allarme su alcune testate giornalistiche locali riguardo al probabile utilizzo come centro di accoglienza migranti dello storico edificio noto come caserma "Carafa - D'Andria". Si tratta di un antico monastero medievale benedettino, situato nel centro della città, che risale al secolo XI. In una nota inviata alla Soprintendenza Archeologica per le provincie di Lecce, Brindisi e Taranto e allo stesso Comune di Brindisi, l'associazione paventa l'ipotesi (non confermata da fonti ufficiali) che proprio lo storico edificio del monastero possa avere un utilizzo diverso da quello prefissato, ovvero come museo o come struttura turistica.

La stessa nota, condivisa dalla sezione brindisina della Società di Storia Patria della Puglia, ha fatto immediatamente il giro della città, innescando come spesso succede in questi casi numerose polemiche tra i cittadini.

L'associazione parla di 'voci ben informate'

Nel comunicato diffuso dall'associazione si parla di alcune "voci ben informate", le quali, a detta sempre della stessa associazione, conoscerebbero le intenzioni dell'amministrazione comunale di trasformare lo storico edificio in un centro di ospitalità per richiedenti asilo. Il luogo si trova tra l'altro a fianco di una bellissima chiesa medievale dedicata a San Benedetto, ancora oggi esistente, nel pieno centro storico di Brindisi.

Dal comunicato di "Brindisi e le antiche strade" si apprende anche come nel 2016 lo stesso Mibact, con un decreto emanato ad hoc, dichiarò il monastero in questione bene di interesse storico artistico. La storia dell'edificio è lunga, e parte sin dall'VIII - IX secolo, quando venne distrutto dai saraceni. Nel secolo XI furono i Normanni a ridare vita al luogo, e il conte Goffredo di Conversano edificò in quello stesso luogo il monastero e l'attigua chiesa di San Benedetto.

Il luogo è conosciuto anche con il nome di monastero di Santa Maria Veterana.

Preoccupazione tra i cittadini

Secondo l'associazione la notizia sta destando preoccupazione tra i cittadini di Brindisi. Vi sarebbero, sempre secondo l'associazione, alcune criticità che renderebbero incompatibile tale edificio alla destinazione d'uso prevista dalla cosiddette "voci bene informate".

Uno dei motivi per cui l'edificio non può essere trasformato in centro d'accoglienza riguarda prettamente la natura del bene, il quale essendo vincolato dalla Soprintendenza deve prestarsi agli scopi previsti dal decreto emanato nel 2016. Questo almeno secondo quanto si apprende sempre dal comunicato diffuso ieri pomeriggio. Inoltre, l'utilizzo del bene in questione come centro accoglienza, che ha una superficie di 2900 metri quadri, non sarebbe idoneo in questa zona centrale della città, visitata ogni giorno da centinaia di turisti e appassionati di storia. L'associazione conclude il comunicato augurandosi che l'amministrazione comunale usi il bene suddetto per gli scopi previsti da quanto stabilito dagli Enti preposti alla salvaguardia dei beni culturali.