L’inquietante vicenda di Sophie Elms è entrata di diritto negli annali giudiziari in Gran Bretagna. Infatti, con i suoi 18 anni, la ragazza è la più giovane donna ad essere mai stata condannata per pedofilia nel Regno Unito. Un triste primato dietro al quale si nasconde una vicenda sconcertante. Infatti gli agenti di polizia che indagavano sul caso hanno trovato nel suo computer non solo una raccolta di immagini proibite di carattere pedopornografico, ma anche le prove materiali degli abusi che la stessa imputata aveva commesso nei confronti di due piccole vittime, rispettivamente di due e di tre anni.

Una storia davvero squallida, aggravata dalla circostanza che Sophie Elms, fino a quel momento insospettabile, lavorava a contatto con molti bimbi in un asilo di Swindon nel Wiltshire.

Una serie di abusi andata avanti per molti mesi

Gli episodi incriminati si riferiscono ad un periodo, lungo poco più di un anno, che va dal primo dicembre 2016 fino all’11 marzo 2018. La ragazza avrebbe scattato e distribuito in rete foto che ritraggono bambini piccolissimi. Inoltre nel suo computer è stato trovato anche materiale erotico con animali. Ma gli episodi più gravi, avvenuti quando la ragazza aveva solo 17 anni, sono sicuramente rappresentati dagli abusi, andati avanti per molti mesi, sui due bambini che sarebbero stati penetrati e che avrebbero perfino subito dei rapporti orali con la giovane.

Le forze dell’ordine, pur tutelando l’identità delle piccole vittime, si sono affrettate a spiegare che comunque non si tratterebbe di bimbi ospitati dall’asilo in cui la donna lavorava, prima di essere immediatamente licenziata, non appena la scioccante vicenda è venuta alla luce.

Il prossimo 4 gennaio sarà resa nota la pena inflitta a Sophie Elms

Una volta arrestata, la giovane ha immediatamente confessato i suoi misfatti, dichiarandosi colpevole. Il processo a suo carico si è svolto in questi giorni: è arrivata una sentenza di condanna da parte dei giudici della Swindon Crown Court, che renderanno nota l'entità della pena il prossimo 4 gennaio, durante l'udienza conclusiva.

Durante il dibattimento si è cercato di capire cosa abbia portato una ragazza così giovane a compiere una serie di reati di tale entità: pare che la 18enne abbia esagerato nel frequentare siti a luci rosse, tanto da far pensare che la continua visione di immagini a carattere pornografico abbia finito con l’annebbiare la sua mente.

Al termine di questo caso, definito dagli stessi legali di Sophie Elms come “davvero insolito”, i giudici hanno rimandato in prigione l’imputata, anche per preservare la sua incolumità. Inoltre le hanno fermamente raccomandato di non tornare sui social media, spiegando che difficilmente potrà migliorare la condizione delle vittime e dei loro cari utilizzando internet, così come è altrettanto improbabile che la presenza nei social possa fare bene alla stessa giovane responsabile di una serie di crimini così orrenda.