Una vicenda terribile, avvenuta tra le pareti domestiche, destinata ad avere il suo epilogo a partire dal prossimo 9 gennaio, quando partirà il processo per i fatti accaduti in Abruzzo ormai quasi tre anni fa. Infatti il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lanciano ha rinviato a giudizio L. M., di 49 anni, con l’accusa di violenza carnale aggravata.

Il giudice ha accolto le richieste della pm Serena Rossi: i fatti risalgono al gennaio del 2016, quando l’imputato, difeso dall’avvocato Antonella Marchetti, era stato ospitato a casa del fratello sposato.

In quel periodo l’uomo si era lasciato andare, fino a compiere una serie ripetuta di abusi nei confronti della cognata, culminati in un episodio doloroso: rimasta incinta dopo le continue violenze, la donna era stata costretta ad abortire.

La ricostruzione dei giorni d’inferno vissuti dalla vittima

La ricostruzione di ciò che è accaduto in quell’abitazione è da brividi: ospitato in casa nei mesi invernali del 2016, l’uomo avrebbe cominciato a compiere ripetuti abusi nei confronti della moglie del fratello, non curandosi del ritardo mentale di cui soffriva la donna. O meglio, approfittando di questa sua debolezza per costringerla a sottostare alle sue volontà, dopo averla picchiata selvaggiamente, sferrandole una serie di violenti schiaffi in faccia e dei pesanti pugni sulla schiena.

La vittima ha taciuto a lungo, forse perché terrorizzata dalle minacce del suo aguzzino, non raccontando a nessuno dell’inferno che è stata costretta a vivere quotidianamente. Alla fine la donna è stata obbligata ad avere diversi rapporti sessuali non protetti con il cognato, non riuscendo ad opporsi alle sue continue richieste.

Una vicenda drammatica, maturata in un contesto degradato

Dopo le ripetute violenze, la vittima è rimasta anche incinta: a quel punto ha scelto di praticare l’aborto terapeutico e non ha più potuto tacere su nulla. La donna, stremata, si sarebbe confidata con le assistenti sociali che ormai da tempo si occupano di quella famiglia.

Infatti questa storia drammatica è maturata in un contesto molto degradato. Basti pensare che in passato il Tribunale dei Minori dell’Aquila aveva tolto i figli alla coppia per le gravi condizioni in cui li facevano vivere. L’arrivo del cognato, disoccupato e di indole violenta, ha peggiorato ulteriormente la situazione.

I carabinieri della compagnia di Lanciano hanno condotto le indagini, inizialmente coordinate dal pm Rosaria Vecchi, che hanno portato alla luce tutti i particolari della vicenda. Il prossimo gennaio l’uomo, che adesso risiede a casa di una sorella, dovrà cercare di discolparsi in tribunale. L'avvocato Antonella Marchetti ha già anticipato ai giornalisti della stampa locale la tesi difensiva: anche il suo assistito sarebbe affetto da un ritardo mentale grave e certificato.