È cosa nota che nelle carceri italiane spesso entri ed esca di tutto e, allo stesso tempo, che si possano verificare deplorevoli episodi eludendo qualsiasi tipo di controllo. Basti pensare - solo per fare un esempio - alla morte del banchiere "bancarottiere" Michele Sindona, ucciso da un caffè corretto al cianuro di potassio mentre era in carcere. Nessuno ha mai saputo come sia stato introdotto il veleno nel penitenziario in cui era rinchiuso il faccendiere siciliano, né chi lo abbia procurato.
Oggi la criminalità dispone anche di strumenti tecnologici che spesso facilitano le sue azioni illegali.
Ed è proprio quanto accaduto al penitenziario di taranto, dove è precipitato un drone che al suo interno conteneva droga e microtelefoni cellulari probabilmente destinati ai detenuti.
Il ritrovamento da parte della polizia penitenziaria
La scoperta e il recupero della sostanza stupefacente sono avvenuti ad opera della polizia penitenziaria presente "in loco" al momento dell'accaduto. Gli agenti sono rimasti stupiti quando hanno scoperto che la droga era celata in alcuni wurstel. Inoltre, il dispositivo tecnologico trasportava anche due microtelefoni cellulari completi di cavetti USB per la ricarica.
Stando ai primi accertamenti, pare che il drone sia stato manovrato da alcuni malavitosi che, dall'esterno della casa circondariale di Taranto, avrebbero cercato di far giungere i suddetti materiali ad alcuni prigionieri.
Al momento, il motivo della presunta consegna di cellulari e droga non è stato ancora chiarito. E sembra proprio che, se l'oggetto tecnologico volante non fosse caduto, attirando l'attenzione dei poliziotti che hanno dato l'allarme, il piano sarebbe andato a buon fine. La vicenda è stata denunciata a stampa e media dai sindacati Osapp e Sappe.
I commenti dei rappresentanti sindacali
Il segretario generale dell'Osapp, Leo Beneduci, ha messo in evidenza come la criminalità organizzata sia sempre estremamente al passo con i tempi in fatto di tecnologia, a dispetto dell'amministrazione penitenziaria. Con una certa vena polemica ha aggiunto che, ad oggi, coloro che lavorano all'interno delle carceri italiane devono far ricorso a delle dotazioni che, se non proprio superate, risultano sicuramente vecchie e piuttosto indietro rispetto agli ultimi ritrovati della tecnologia.
Lo stesso discorso è stato fatto per l'aggiornamento professionale dei dipendenti, anch'esso piuttosto carente.
Federico Pilagatti, segretario generale del sindacato Sappe, ha aggiunto un altro particolare alla vicenda. Ha fatto notare, infatti, che molto probabilmente il piano dei malavitosi per far entrare droga e cellulari nel carcere prevedeva anche il ricorso a dei fuochi artificiali come diversivo, mentre il drone veniva guidato verso la finestra della cella di un detenuto che aveva acceso un accendino come segnale. La consegna, dunque, sarebbe fallita a causa di un incidente di percorso, con il drone che sarebbe andato ad urtare contro alcuni fili, cadendo rovinosamente nel penitenziario.