Nonostante siano trascorse diverse settimane dal terribile omicidio di Desirée Mariottini nel quartiere San Lorenzo di Roma, non si placano le discussioni e le polemiche e, anzi, emergono altri particolari e colpi di scena che non permettono alla famiglia della ragazza di riuscire ad andare avanti. Nelle ultime ore, infatti, c'è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno: il tribunale del Riesame, secondo quanto riferisce tra gli altri il quotidiano Il Messaggero, ha accolto le richieste presentate dalla difesa e ha annullato l'accusa di omicidio volontario per due delle quattro persone che sono state arrestate a seguito del ritrovamento del corpo di Desirée.
Inevitabile la disperazione da parte della famiglia della minorenne e in particolare di sua madre che, in lacrime, ha dichiarato che non è possibile che sia caduta l'accusa nei loro riguardi.
Le lacrime e il dolore della mamma di Desirée: cadono le accuse di omicidio
Chima Alinno e Brian Minteh, dunque, non sono più accusati di omicidio volontario, in quanto per il giudice non sono presenti elementi a sufficienza per dimostrare che questi abbiano ucciso la minorenne. Anche l'accusa di violenza sessuale di gruppo è stata derubricata. Tutti dettagli che non fanno altro che alimentare il dolore e che non danno pace alla famiglia. La madre, Barbara Mariottini, continua a dire alle persone che ha intorno che non è possibile fare una cosa simile.
Il nonno di Desiréè, invece, ha voluto pronunciare qualche dichiarazione in più, spiegando che la famiglia continua a soffrire quotidianamente perché è come se il tempo si fosse fermato a quella tremenda notte. Per tutto ciò che viene detto sulla sedicenne, però, ogni giorno la famiglia sta peggio. In ogni caso, visibilmente addolorato, ha sottolineato che si attendono le comunicazioni ufficiali e ovviamente che venga fatta giustizia, visto che è l'unica cosa che resta alla famiglia Mariottini.
Il papà aveva tentato di allontanarla dalla droga senza riuscirci
Per quanto riguarda il padre di Desiréè Mariottini, Gianluca Zuncheddu, non può pronunciare alcuna parola in quanto si trova agli arresti domiciliari, anche se, nei giorni immediatamente successivi al ritrovamento del corpo privo di vita della figlia, ha raccontato come aveva tentato di allontanarla da quel crudele mondo della droga e come aveva cercato di affrontare i pusher. Proprio lui che con lo spaccio di quelle sostanze ha avuto a che fare.